Memorie di un Assassino

Voto dell'autore: 4/5

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Memories of MurderEd ecco un altro di quei film fondamentali e imprescindibili nello sviluppo del nuovo cinema coreano, opera assolutamente da vedere (e rivedere), cercando di fare attenzione a non farsi abbagliare da tante altre confezioni colorate  e patinate  di questa cinematografia. E questo film, re dei "serial thriller", ne rappresenta una chiave di volta.

Al timone troviamo Bong Joon-ho, già regista del "gradevole" Barking Dogs Never Bite, ma soprattutto sceneggiatore dell'eccellente Phantom the Submarine (e futuro regista di ParasiteThe Host e Snowpiercer), e un cast di attori invidiabili da qualunque cinematografia tra cui Song Kang-ho (Sympathy for Mr. Vengeance, JSA) e Kim Sang-kyung (Turning Gate).

La sceneggiatura, complessa, perfetta, stratificata, tesissima, è un perfetto lavoro di scrittura cinematografica e sembra quasi uscire da un'opera di Naoki Urasawa (Monster su tutti), mentre le scenografie diventano co-protagoniste degli eventi (come accadrà in forma ancora più evoluta nel successivo Parasite); se l'inizio sospeso tra campi sconfinati è suggestivo come le ambientazioni di Riflessi sulla Pelle di Philip Ridley, il film raggiunge il suo climax in una sequenza magistrale e indimenticabile ambientata in un'affollata cava di pietra in notturna, grandioso esempio di gestione degli spazi e dei rapporti di sguardo.

La storia, tratta da un reale evento di cronaca, racconta le vicende di un serial killer che dal 1986 al 1991 ha stuprato e ucciso dieci donne tra i 13 e i 71 anni.

Il regista ricostruisce gli anni ottanta coreani ambientandoli in comunità rurali, province del proprio paese piene di piccoli terribili segreti e di forze di polizia brutali, probabile retaggio degli scontri realmente avvenuti tra studenti (compreso lo stesso regista) e forze dell'ordine durante la dittatura militare degli anni 80. 

Ne esce un racconto stratificato, complesso, polisemico e profondamente ancorato alla propria cultura, lontano anni luce dalla globalizzazione culturale di certo cinema statunitense (per questo ha alcuni punti in comune con un film come I Fiumi di Porpora). 

Lascerà spaesato qualche spettatore, il (geniale) finale che può trasmettere dell'amaro in bocca sia a chi già conosce la reale "conclusione" del fatto di cronaca sia a chi ne è totalmente all'oscuro. In realtà è anche la forza e il colpo di genio dell'opera ma può motivatamente demotivare uno spettatore generico. Passata questa piccola "delusione", il film però cresce dentro e lascia un senso totale di sicurezza di aver assistito ad una eccellente e indimenticabile fetta di Cinema.