Midnight Conjure

Voto dell'autore: 3/5
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MidnightConjureIl soggetto del film è impraticabile e incomprensibile ma recita più o meno così: una coppia (lei è Carrie Ng) e il cognato (Siu Yuk-lung); lui porta avanti uno studio forzato per essere il miglior combattente del mondo ma continuamente deve battersi contro una donna potentissima che ogni volta lo sconfigge, oltre a subire le umiliazioni di un altro combattente solitario di passaggio (Lam Ching-ying). All’ennesimo scontro la donna vince con l’imbroglio; gli avvelena fratello e suocera e lui ritornando a casa e trovando la suocera morta e il fratello sofferente lo accusa di omicidio e lo uccide. Così viene arrestato e condannato alla pena capitale. Ma un vecchio galeotto gli dice che se muore sotto un ombrello si reincarnerà dopo 3000 anni per vendicarsi. Così sceglie come ultimo desiderio di farsi decapitare sotto un’ombrella (quella del secondo titolo che diverrà poi fatale nella seconda parte del film). 3000 anni dopo, Hong Kong. Lui si reincarna in un poliziotto, la donna in una boss delle triadi e il fratello nel corpo della suocera (o è quello che si intuisce). Così la suocera diviene un vendicatore di donne vessate e uccide gli uomini sfruttatori a colpi di ombrella, mentre tra gli altri due la guerra continua. Allucinante, un incubo per ogni sceneggiatore. Produzione taiwanese girata in parte (almeno le zone urbane) ad Hong Kong con alcuni attori locali, regala una prima parte (quella in costume) almeno intrigante, un continuo florilegio di wirework e di combattenti volanti. Ora, spesso i film taiwanesi, specie di questo genere, cercano di rincorrere la virulenza della coreografia marziale hongkonghese, senza riuscirci magari in grazia ma sicuramente in furore. E così senza scrupolo alcuno assistiamo ad una buona mezz’ora di scontri al limite, sgraziati e rozzissimi, montati con una “moviola a catena” ma assolutamente efficaci ed esagerati; è quasi incredibile continuare a scoprire picchi sempre più estremi interni al genere. La dinamica è quella dei film che dal passato si proiettano nel presente (A Terracotta Warrior, Iceman Cometh, The Reincarnation of the Golden Lotus) e la solfa è –fatti i debiti paragoni- quella del wirework firmato Tsui Hark/Ching Siu-tung,  ma messo in moto con una sfacciataggine e un coraggio privo di rimorsi. Ellissi insopportabili, voli sbilanciati, inquadrature ripetute, stacchi bruschi, raccordi sballati, creatività di montaggio e di messa in scena totalmente libera, salti di continuità e di luogo incredibili (si passa tranquillamente da zone urbane a spiagge isolate o da esterni montani a interni di case con magari anche un raccordo di movimento). E poi ninja multicolori, combattenti che si battono utilizzando spade o veli, continue palme radianti dagli effetti esplosivi, quasi un’estetica alla Godfrey Ho, in quello che sembra un film montato con pezzi di scarto presi da altre pellicole. E poi nudi, una poveraccia stuprata con una gruccia per gli abiti, anche se tutta la seconda parte urbana, passando da wuxia in costume a action urbano balistico perde di mordente vedendo evaporare quel poco di storia che era stata messa in piedi. In tutta questa porcheria vanno però ammesse alcune brillanti trovate durante le sequenze di lotta, delle invenzioni pittoresche, visivamente molto intense che si vanno ad intersecare senza soluzione di continuità al resto del caos visivo; il riflesso della lotta nella pozzanghera, la lunga carrellata all’indietro durante lo scontro nel passato e alcuni ralenti utilizzati a caso ma molto suggestivi ed efficaci. Poca roba, per carità. Rimane quindi una porcheria solo per irriducibili che possono trovare alcuni motivi di interesse particolare; l’eccesso degli scontri, la comparsa di Lam Ching-ying o la presenza di Carrie Ng che sempre più spesso si dimostra brava e carismatica nei film più piccoli e meno blasonati.