Mr. Cinema

Voto dell'autore: 3/5

VOTA ANCHE TU!

InguardabilePassabilePiacevoleConsigliatoImperdibile (2 votes, average: 3,00 out of 5)

Mr. CinemaNon è un caso che il regista Samson Chiu Leung Chun sia stato chiamato a dirigere il terzo capitolo (che preferiamo chiamare “capitolo due e mezzo”) della saga dei McDull, serie che si è trasformata nella forma più lucida di narrazione nazionale, la saga d’animazione paradossalmente più “neorealista” dell’ex colonia del nuovo millennio. Il regista poi aveva già dato prova di grande narratore della vitalità sociale del proprio paese nei due brillanti Golden Chicken e con questo Mr. Cinema torna su quella strada. Il titolo di lavorazione Call Me Left è sicuramente più idoneo e rappresentativo dell’essenza del film anche perchè la componente “cinefila” dopo un apparente avvio si perde gradualmente, così come altri elementi spesso solamente accennati, il che fa perdere leggermente rigore al prodotto ponendolo su un gradino più basso rispetto ai due precedenti Golden Chicken. Certo è che il film è più melodrammatico, commovente, nostalgico e malinconico nel raccontare quaranta anni di storia di Hong Kong dagli anni ’60, passando per la rivoluzione culturale, gli anni ’80, l’handover, la SARS, la crisi economica, l’avvento del nuovo millennio. Il film infatti è stato realizzato per festeggiare il decimo anno del ritorno di Hong Kong alla Cina. E forse è per questo motivo che il titolo è cambiato e che sono comunque stati “tralasciati” alcuni passaggi della storia locale altrimenti scomodi, scelta poco felice che elimina la possibilità di maggiore spessore e profondità di riflessione critica e sociale sugli eventi.

Anthony Wong interpreta un proiezionista specializzato in film mainlander, nostalgico e coerente sostenitore della causa comunista e di una Cina popolare basata sul “tutti per uno, uno per tutti”. Nel corso di un’esistenza solare e candida, pur riservandosi una vita umile insieme alla moglie (Teresa Mo) e il figlio (Ronald Cheng), si mette sempre al servizio del prossimo. Ma quaranta anni di storia sono lì pronti a muoversi burrascosi, senza possibilità di rifugiarsi in una baia anticiclone morale.

Splendida interpretazione per tutti gli attori, ancora lo stato dell’arte dell’ex colonia, con la ormai solita conferma per Anthony Wong, una Teresa Mo che sembra avere scoperto il segreto dell’eterna giovinezza (è identica a vent’anni fa), Karen Mok e Ronald Cheng, eterni outsiders assolutamente convincenti e un ritrovato John Sham (I Love Maria, All the Wrong Clues) mattatore assoluto. Uno dei pezzi migliori usciti nel 2007 dalla fucina -attualmente un po’ fuori uso- del cinema di Hong Kong.