Never Too Late to Repent

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Il cinema di Taiwan è leggermente noto in occidente per la sua storia “recente” legata alle opere d’autore (Tsai Ming-liang, Hou Hsiao-hsien, Edward Yang…). Talvolta se ne carpiscono frammenti sparsi, da nuovi e competitivi film di genere (Detention, Double Vision, Incantation…), alle commedie sentimentali del passato (quelle che hanno dato i natali a Brigitte Lin) e del presente (I WeirDo) fino a tanti titoli speculari a quelli della Hong Kong del ventennio d’oro (1979-1997).

Ma c’è anche una zona oscura e totalmente dimenticata, una nutrita schiera di titoli di rottura che erano speculare riflesso della nefasta storia del paese negli anni ’70.

Film realisti e brutali che iniziavano ad iniettare nel cinema tematiche fino ad allora impensabili: violenza, sesso, prostituzione, vendetta, e storie di sanguinari gangster.

Il padre di questa cinematografia è il regista Ouyang Chun (Tsai Yang-Ming), denominato “il re dei gangster film di Taiwan” ma con all’attivo esperienza anche nei già citati kung fu movie, wuxiapian e noir.

Come già fatto in Giappone da Kinji Fukasaku con la saga di Battle without Honor and Humanity, Ouyang prende le memorie di un noto gangster riformato divenuto scrittore, Ma Sha, le romanza, converte il criminale in attore e gli cuce addosso un film, pietra miliare del genere: Never Too Late to Repent (aka The First Error Step).

“Non sono una star del cinema, né un attore. Sono solo un uomo ordinario come voi. Ma il mio percorso è stato più difficile. Ora, mi piacerebbe raccontarvi la mia storia”. Con questa frase inizia il film, ad oggi difficile anche da poter “interpretare” e giudicare visto che il master “restaurato”, seppur “recente”, parte da due copie entrambe carenti nell’audio e nella qualità visiva.

Quello che si può intuire è che ci troviamo di fronte ad un titolo da calare in una obbligatoria contestualizzazione, pena l’incomprensione della portata dello stesso. In quanto a perturbante, sia Taiwan che Hong Kong, sua speculare (si pensi ad esempio al cinema di Patrick Lung Kong, per certi versi “similare”) si trovavano in una posizione più moderata e meno raffinata rispetto al Giappone, per citare una cinematografia vicina. Ma questo titolo va assolutamente abbracciato come ariete nell’abbattimento dei muri del mostrabile, quello che ha aperto una falla da cui poi sono entrati temi e ossessioni, dai nudi ai “rape and revenge”, alle donne armate ad altri elementi totalmente innovativi per questa cinematografia.

La regia di Never Too Late to Repent è a tratti grossolana, permeata spesso da accenti retorici, ma l’interpretazione sentita di un tatuato Ma Sha, perfettamente calato nel ruolo restituiscono un prodotto oscuro, violento e disperato, saturo di fatalismo e di senso del destino inscalfibile.

Per certi vesti la resa è quasi neorealista, bagnata di un realismo ricercato ma toccata da inaspettati accenti truculenti e cinici. L’impatto sociale dell’opera deve essere stato all’epoca impensabile. Considerato il padre assoluto di un corposo filone di titoli oscuri (i cosiddetti “Taiwan Black Movies”, dal titolo di un documentario omonimo), tutti da (ri)scoprire, Never Too Late to Repent, avvicenda il tema della prostituzione alternandolo a quello sulle “prison on fire”, sugli abusi e le evasioni.

Il film, ottimo biglietto da visita per calarsi nella zona archeologica del genere, rese Ma una vera icona del noir gangsteristico di Taiwan.