Phobia 2

Voto dell'autore: 3/5

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Phobia 2Dopo il successo del precedente 4bia, la “GTH GMM Thai Hub” ha rapidamente messo in cantiere un sequel che ha battuto record di incassi storici ai primi giorni di uscita in sala. La formula resta la stessa, come i nomi del maggior numero dei registi di questa opera ad episodi dedicata alla paura; Banjong Pisanthanakun (Shutter, Alone, 4bia – In the Middle), Paween Purijitpanya (Body, 4bia - Tit for Tat), Songyos Sugmakanan (Dorm), and Parkpoom Wongpoom (Shutter, Alone, 4bia – Last Fright). Cinque episodi stavolta, cinque diversi approcci al terrore, discontinui, trasversali tra gli umori nazionali, più o meno riusciti e più o meno originali. Stroncato dai più si rivela però forse addirittura più riuscito del precedente, un film forse inutile ma mediamente divertente e composto di esile ma puro intrattenimento.

Novice, narra di un giovane vandalo che per riscattarsi da un gesto luttuoso viene iniziato al monachesimo in una zona “particolare” della foresta thailandese. Suggestivo e con uno stile registico più ovattato del solito (il regista, Paween Purijitpanya, è uno dei più virtuosistici tra quelli nazionali) il film regala ottimi momenti e un buon finale. Forse l’episodio migliore.

Segue a ruota Ward, confusa storiellina esile di un ragazzo immobilizzato su un letto d’ospedale di fianco ad un anziano in fin di vita. Mediamente inutile non fosse altro per lo splendido finale.

Backpackers è parte film criminale, parte road movie e parte sanguinolenta opera zombesca; ben costruito e con una buona estetica di zombie ipercinetici, a tratti surreale. Una variante sul tema dalla patina decisamente occidentale.

Salvage mostra una venditrice di auto “restaurate” in cui albergano gli spiriti di vittime di incidenti stradali. Seppur ben fatto, il corto è deludente e poco originale, anonimo negli umori, probabilmente il segmento più esile del film.

Gran finale e catarsi con In the End, opera metafilmica sui classici fantasmi asiatici, divertente e colma di autoironia (alla regia uno dei registi di Shutter e come attrice la protagonista di Alone). Innegabilmente ilare e riuscita, un gingillino disimpegnato e leggero, come del resto l’intero metraggio.

Forse meno ambizioso del primo 4bia, introduce un nugolo di giovani divetti e fa il suo lavoro onesto, divertendo, disgustando e spaventando ciurme di ragazzini con onestà e poca arroganza. Un’opera sicuramente media e trascurabile ma onesta e che si prende decisamente poco sul serio. Apprezzabile.

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