Postman Strikes Back

Voto dell'autore: 4/5

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PostmanStrikesBackThe Postman Strikes Back è il secondo film del regista (se si esclude una prima co-regia), girato in condizioni proibitive in Corea del Nord, con una temperatura bassissima che bloccava i meccanismi della macchina da presa e spezzava continuamente i cavi del wirework di Yuen Woo-ping (Kung Fu Hustle, Matrix). Uno degli aneddoti più noti riguardo al maestro delle coreografie racconta di come in questo set abbia riportato la disciplina tra le controfigure locali che si erano ormai abituate a rivolgersi nei suoi confronti in modo aggressivo e irrispettoso, mettendone k.o. ben dodici grazie alle proprie abilità  marziali. Ma anche a livello di alimentazione il set si rivelò fortemente scomodo tanto che Chow Yun-fat (The Killer, A Better Tomorrow) dovette comprare a caro prezzo del cibo cinese al mercato nero.
Il risultato finale è però decisamente interessante ed ha prodotto, anche su ammissione del regista, un film vicino al western all’italiana con forti debiti al cinema di Sergio Leone.
Il cast è vario ed intrigante, da un giovanissimo Chow Yun-fat, ad un nequitoso Eddie Ko (The Mission), l’atletico Leung kar-yan (Danger as Two Faces), Yuen Yat-Chor (Taoism Drunkard) e una Cherie Cheung (Cherie) agli esordi in un ruolo marginale.
Siamo negli anni della new wave e il film non può essere esente da quegli effluvi benefici o venefici (dipende da come li si vuole guardare); il risultato finale è un road movie kung-fu in costume, dall’estetica western e colmo di soluzioni bizzarre e inaspettate che in parte possono rievocare il The Butterfly Murders di Tsui Hark. Logicamente essendo un film di passaggio il wirework tende in parte alle rivoluzioni virtuosistiche degli anni successivi, rimanendo però ancora in parte legato alla parziale pesantezza motoria dei corpi dei kung fu movie del decennio precedente.

Ma (Leung Kar-yan) è un corriere in crisi in un periodo storico in cui la popolazione non ha più soldi per pagarlo e in cui l’avvento della ferrovia sposterà presto i trasporti della corrispondenza sui binari. Viene incaricato da Hu (Eddie Ko) di portare entro cinque giorni dei bauli ad un ricco potente, Jiao, in occasione del suo compleanno. Al corriere si uniscono un suo amico, il ladruncolo Jie (Yuen Yat-chor), che in realtà è una spia che deve controllare i compagni di viaggio convinto dopo che gli sono state rapite le sorelle da Jiao, il giocatore d’azzardo Fu Jun (Chow Yun-fat), il dinamitardo Lao Bu (Fan Mui-sang) e per strada Guihua (Cherie Chung) che desidera che Ma la accompagni a Shanghai a riscattare la sorellina venduta dal padre. Infine i nostri salvano Miss Li Fu (Guk Ching-suk) dall’assalto di alcuni banditi confermandola così  membro della squadra. Nel percorso saranno continuamente assaltati da briganti e nemici fino al compimento della missione in cui scopriranno che quello che stanno trasportando non è altro che una massiccia mitragliatrice con cui il duo Hu e Jiao non si fa scrupoli a sterminare decine di prigionieri legati. La dinamite sarà fuoco purificatore ma la risoluzione finale sarà tra Ma e un letale ninja superaccessoriato.

Come già accennato il film è stato prodotto in un periodo di passaggio e quindi penalizzato sia da tutti gli entusiasmi che da tutte le incertezze di quegli anni; il risultato è un calderone di immaginari, visioni, storie, variazioni melodiche e logicamente influenzato dalle follie coreografiche e inventive dello Yuen Clan che quando lo si lascia lavorare e gli si lascia troppa libertà creativa si abbandona a pura follia surreale (basti vedere Taoism Drunkard o A Heroic Fight). E così il gruppo è costretto a combattere un gruppo di guerrieri pattinatori sulla superficie di un lago ghiacciato, Chow Yun-fat, che utilizza come arma la propria sciarpa si batte contro due guerrieri che combattono uno sulle spalle dell’altro, il dinamitardo utilizza topi per mandare a destinazione i candelotti di dinamite e il duello finale contro il ninja è un vero manuale quasi didattico di tutte le armi e i trucchi a disposizione di questi letali guerrieri giapponesi.
Alla fine il film è forse poco coinvolgente ma adeguatamente contestualizzato risulta un film importante, stilisticamente e tecnicamente già più maturo dei film immediatamente successivi.