Quick-Draw Okatsu

Voto dell'autore: 3/5

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Sequel ufficioso / non-sequel e seconda parte ufficiale della trilogia della Poisonous Seductress; infatti esclusa l’attrice protagonista sono meno gli elementi comuni che quelli che seguono una continuità narrativa con il precedente capitolo. Cambia il nome alla regia, che passa al maestro dell’horror giapponese Nakagawa e in suo ausilio giunge anche il colore, lavando via i toni cupi e cromaticamente netti che facevano risplendere il precedente film. Certo, il regista utilizza sapientemente le luci e le possibilità cromatiche anche se a tratti il tutto assume una fotografia fin troppo accecante. Al contempo essa dona una sorta di vertigine pop che raggiunge il climax nella sequenza della casa di piacere ripresa in campo lunghissimo e costellata da variopinte macchie di colore rappresentate dai kimono delle varie geisha.
Anche il personaggio principale non ha legami con la precedente Ohyaku anche se l’attrice che la interpreta è la stessa Junko Miyazono; diversa la sua genesi, scompaiono i riferimenti al tatuaggio che la caratterizzava, diverso il nome. Per la legge che vuole il sequel sempre più “grosso” del film precedente si punta al raddoppio delle protagoniste. Affianca infatti Okatsu, una piccola e irruenta ladruncola abile con le lame, Rui (interpretata da una Reiko Oshida decisamente in ruolo). A colmare ogni vuoto con la propria presenza ingombrante arriva anche Tomisaburô Wakayama, attore di nota classe, nei panni di un imperturbabile cacciatore di taglie.
Okatsu è un’orfana adottata da un maestro di un dojo che l’ha accolta nella propria famiglia e l’ha allenata come un’allieva, al contrario del figlio di sangue, restio e ostile all’arte della spada. Il classico nobile arrivista decide di sterminare la famiglia, stupra Okatsu e gli assassina tutti i parenti. La ragazza, aiutata da una ladruncola dal cuore d’oro e esperta spadaccina si prepara alla sanguinosa vendetta, non prima di avere abbattuto ciurme di soldati, essere stata tradita e condotta in un bordello e essersela vista contro un cacciatore di taglie.
In maniera decisamente anomala il film risponde a tutte le aspettative relative all’alto tasso di violenza di cui si faceva portatore il film pioniere; torture sanguinolente, decapitazioni, globi oculari strappati, fin dalla prima scena, straordinaria, che mostra un violentissimo assalto ad un villaggio da parte dell’esercito per pretendere il pagamento delle tasse, e che sfocia in un letterale e gratuito bagno di sangue.
Anomalo dicevo, non tanto per la continuità relativa alla violenza quanto al totale azzeramento di sequenze di natura sessuale. Anche lo stupro relativo a Okatsu  viene rivelato solo verbalmente visto che la scena in sé è assolutamente pudica e inoffensiva, e sono del tutto eliminati ogni nudo anche parziale che almeno in parte ritornavano ciclicamente nel primo film; anche il solo senso di sensualità e di morbosità del desiderio è del tutto evaporato in Quick-Draw Okatsu, scelta che penalizza fortemente il film rispetto al precedente.
Nonostante tutto la regia di Nakagawa, a tratti sperimentale e ardita, comunque funzionale e capace, regala un atipico chanbara violentissimo che si pone come riuscito “sequel” anche se assolutamente inferiore al predecessore.