Schemes In Antiques

Voto dell'autore: 3/5

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Regista curioso Derek Kwok; due ottimi noir di fine genere (The Pye-Dog (2007) e The Moss (2008)) che ne hanno affermato il nome, due curiose e rilevanti co-regie con Gallants e -soprattutto- Journey to the West: Conquering the Demons, alcuni titoli poco interessanti come As the Light Goes Out (2014) e infine un nuovo titolo su Lo Scimmiotto in chiave più matura con Wu Kong (2017). Torna dopo quattro anni con questo Schemes in Antiques, affiancato da ben sei sceneggiatori accreditati.

Che cos’è Schemes in Antiques?

Un nuovo film basato su archeologia, misticismo, avventura e reperti storici scomparsi. Fortunatamente si allontana immediatamente dalla zona propria della mitologia di Majin, volumi letterari adattati continuamente in una manciata di anni (I Cacciatori di Tesori – La Leggenda Perduta, I Cacciatori Di Tesori – Cronache Della Tribu’ Fantasma, Mojin: The Worm Valley…).

Si situa invece in un contesto più “verosimile” nello stile di un Indiana Jones moderno sprofondato nella Cina rurale. La vicenda muove dalla ricerca di una testa di una statua del Buddha e delle diverse fazioni che si muovono con metodi più o meno leciti per recuperarla. Insomma, tipo Ong Bak ma senza muay thai.

Il nefasto rituale del villain che si muove sempre un passo avanti rispetto al protagonista nonostante funamboliche prove di ingegno, azione e cultura, giunge invece proprio dal film statunitense citato (o da Uncharted, che dir si voglia) e seppur realizzato con un budget robusto, l’effettistica digitale, spesso pomposa in titoli di questo calibro, si tiene dignitosamente a freno. Esplode in tutto il suo chiasso spettacolare soprattutto quando i protagonisti analizzano le opere e mostrano il proprio ingegno nel distinguere falsi da manufatti originali individuandone dettagli di microscopica entità nelle fibre e cellule più minute della materia. E’ in questo momento che la macchina da presa si catapulta nel manufatto, lo penetra e ne mostra il grandeur con esplosioni cromatiche digitali quasi da videoarte. Lo spettacolo è tale da distogliere totalmente l’attenzione dai sottotitoli del film generando un desiderio inedito di un doppiaggio che permetta allo spettatore di apprezzare comodamente l’interessante partitura visiva senza distrazioni. 

Lei Jia-Yin interpreta l’eroe del film, perennemente ubriaco e informale in contrasto con l’altra gang rivale in tenuta borghese, composta e ricercata.

Altri volti noti di un certo rilievo si alternano da Xin Zhilei (Crosscurrent (2016), Brotherhood of Blades II: The Infernal Battlefield (2017)) fino a Ge You (Gone with the Bullets (2014)).

Schemes in Antiques soffre di un ritmo non sempre efficace, e di diverse svolte automatiche poco originali; mostra ovviamente il meglio quando sprofonda nelle campagne locali e nel folklore più “locale” che sono i momenti più riusciti in parallelo alle continue analisi virtuosistiche dei vari manufatti.