Sealed with a Kiss

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SealedwithAKissUna soggettiva forse, quella iniziale accelerata, che “nuota” verso l’isola, lungo le strade fino quasi a scontrarsi fisicamente (e successivamente geograficamente) con i due protagonisti. Simbolica. Reale. Tant’è che nel finale il percorso è compiuto a ritroso e stavolta vediamo il punto di osservazione ovvero quello di Mandy (Yoyo Mung). Accelerata come la ragazza di città, pressata da ritmi differenti da quelli della placida isola “di periferia”, dove anche il passaggio di una spigliata ragazza insicura può lasciare un segno. Il destino si muove come in tutti i film Milkyway. La ragazza vede un annuncio di affitto ma prosegue oltre. Uno specchio (uno specchio, quasi un personaggio occulto della Milkyway, da Longest Nite a Mad Detective) le blocca il passaggio e la obbliga a ritornare sui propri passi. E ad incontrare Kam-shui (Louis Koo) muto, dolce, violento, perdigiorno, affittacamere e gestore di un negozietto di alimentari. Poi c’è Angel, ragazza complementare sempre vicina a lui, ragazza, sorella, animaletto da passeggio. Poi ci sono i sentimenti, l’amore, le imposizioni, gli slanci celati, quelli traditi, quelli mentiti, quelli esplicitati, le convinzioni, le autoconvinzioni, la fiducia, il tradimento, la sofferenza, la morte. I gesti inconsapevoli, la differenza di percezione, le differenze sociali e morali, la vita che non vale un solo istante e un istante che vale una vita intera. Gli universi che si scontrano, eventi lontani e impossibili che si fondono, come Kaneshiro e Lin Ching-sia ai tempi di Hong Kong Express.
E c’è il grande cinema prodotto da Johnnie To, il grande cinema diretto da Derek Chiu, inscatolabile, discontinuo, imprevedibile. E c’è grande cinema, c’è un grande melodramma non conciliante, c’è inventiva, vitalità, pulsazioni di celluloide, anima, sentimento, emozione. C’è Cinema. Da vedere.