Taoism Drunkard

Voto dell'autore: 3/5
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Quando un genere raggiunge una diffusione massiccia fino a diventare vero e proprio stereotipo di una cinematografia, è logico che esso produca prodotti paralleli e tangenziali, di nicchia o estremi. Possono ibridarsi con altri generi, addizionarsi di sesso e violenza, possedere contenuti narrativi particolari. La peculiaretà di questo kung fu movie è non tanto il "cosa" (ma soprattutto "quale evento"), ma il "come". Taoism Drunkard è un kung fu movie misconosciuto, un piccolo folle film uscito dalla premiata ditta dello Yuen Clan, un gruppo di registi/attori/coreografi capaci spesso di regalare film oltre il genere, assolutamente folli e originali (vedi A Heroic Fight o Miracle Fighters).

E Taoism Drunkard al di fuori da ogni discussione intratestuale può essere comunemente definito come un'esperienza filmica unica, un film cult difficilmente eguagliabile. Riassumere la trama è un'impresa ardua, il film rapportato ad una forma grammaticale risulta un continuo susseguirsi di epifonemi su un tappeto composto da un periodo elementare; vale quindi la pena soffermarsi sulle sequenze più "vivaci" e sulle farneticanti coreografie marziali.

Per iniziare, all'interno di un film in costume può risultare inusuale vedere arrivare uno dei protagonisti, un vecchio "drunken fighter" a bordo di una improbabile automobile a forma di topo giallo con la quale investe prontamente tutti i monaci del tempio. O una vecchietta combattere a colpi di "fumo" e di una gigantesca pipa che fa la coppia con una spada assurdamente enorme impugnata durante il film. Ma non basta, il film sussegue trappole e passaggi segreti sempre decisamente improbabili, catapulte e bombe abnormi, una guerriera obesa che usa la mole del proprio corpo per attaccare, torture insostenibili e sequenze gore, un siero che fa invecchiare i corpi, e infine la mitica anguria killer robot, una creatura sferica e farneticante armata fino ai denti pronta a dare del filo da torcere al cattivo di turno.

Le coreografie, furiose oltre limite e spesso prive di grazia sono brutali e perennemente eccessive, perpetuamente volte alla distruzione dell'architettura del set in cui si sta svolgendo lo scontro. I corpi (o delle loro ricostruzioni fittizie) vengono catapultati e scagliati lungo tutta l'ampiezza del set, il wirework è esagerato atto a far assumere ai combattenti posizioni spaziali inusuali, il tutto innaffiato da una comicità cantonese grassissima. Un vero e proprio luna park visivo, un’oasi di infantile felicità in mezzo al crepuscolo del cinema di arti marziali. Un film a conduzione familiare in cui i cinque fratelli interpretano praticamente tutti i personaggi, da Simon Yuen Yat Chor che recita l’“eroe” protagonista, a Sunny Yuen Shun-yi nel ruolo del villain, fino allo stesso Yuen Cheung Yan che addirittura si sdoppia in due personaggi, il vecchietto drunken fighter e la anziana fumatrice di pipa.

Semplicemente folle e delizioso.

Minima serietà, astenersi non perditempo.