The Breaking Ice

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Presentato a Cannes, candidato per Singapore agli Oscar, The Breaking Ice è un acclamato film in mandarino del 2023, considerato da molta stampa tra i titoli più stimolanti dell’anno.
Il film sembra quasi andarsi a iniettare nel tessuto dei grandi noir cinesi rurali che nell’ultimo decennio hanno fatto furore ai Festival restituendo un cinema solenne e di elevatissima caratura.
Non è un noir però e con questi titoli si accomuna principalmente per la capacità di sfruttare nuove geografie e la eccezionalità di location inusuali e sorprendenti. E’ ambientato infatti nella vivace Yanji, estremo nord della Cina, al confine con la Corea del Nord perennemente avvolta da ghiaccio e neve e nelle sue estensioni urbane e bucoliche tra cui i monti Changbai.
Inizia infatti con una sequenza in cui degli operai estraggono blocchi di ghiaccio dalla superficie del fiume, quasi dovessero erigerci quei monumentali edifici del Festival del ghiaccio di Harbin (che invece dista quasi 400 km). E’ qui che Nana per lavoro accompagna turisti cinesi appassionati di drama coreani in una città di confine, sorta di trappola per turisti basata sul folklore e la cultura proprio di quel paese. Qui incontra Haofeng, ragazzo di Shanghai in viaggio per un matrimonio. E lo fa entrare in collisione con un suo amico, Han Xiao.

A questo punto Truffaut prende in mano il film trasformandolo in un Jules and Jim cinese con i nostri tre che vagano per luoghi pittoreschi, vittime di passati insoluti e drammi intimi.
Film furbo, di esotismo esplicito e uno sguardo consapevole al pubblico dei Festival (occidentali) deve parte della propria fama anche al talentuoso cast che il regista singaporese ha saputo radunare. I tre infatti sono interpretati da Zhou Dongyu (Better Days, Breakup Buddies…), Liu Haoran (Detective Chinatown…) e Qu Chuxiao (The Wandering Earth…). Ammirevole il loro passare da blockbuster popolari pieni di effetti speciali a titoli più intimi come questo.

La confezione non convince sempre in pieno però e viene a mancare una coerenza visiva continua e di qualità che faceva grandi i film di Diao Yinan e Jia Zhangke.
C’è l’occhio spesso puntato a Wong Kar-wai, senza averne il talento e la resa, parti gratuitamente estetizzanti, sequenze raffazzonate e un orso in digitale inspiegabile in un titolo così intimo e a sottrarre. The Breaking Ice è più un tentativo che un film compiuto ma che – come la storia ha dimostrato – può efficacemente funzionare verso una particolare tipologia di pubblico.