The Deserted Inn

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Ad inizio 2008 ci fu la censura di un film dalle fosche tonalità erotiche, Lost in Beijing. Successivamente toccò ad un altro film, bloccato dalle autorità cinesi per lo stesso motivo e contenuti mentre volava verso il nostro Far East Film Festival. Ipotizzavamo fossero scelte dettate dalla vicinanza delle olimpiadi. E difatti, appena chiuse, ecco arrivare sugli schermi cinesi un “horror”, altro genere poco apprezzato e “incentivato” dalla commissione di censura di Pechino. Almeno in quegli anni. 

La parola “horror” è forse ardita per caratterizzare questo particolare prodotto che ad una parte iniziale più incantata e sovrannaturale ne contrappone una seconda più “realistica” che probabilmente gli è valsa la possibilità di diffusione, visto che le tematiche sovrannaturali e prettamente orrifiche erano localmente meno promosse; nell'anno di produzione l’orrore, il fantastico, e il sovrannaturale ancora, anche se non sempre, devono essere del tutto mentali o presunti tali (come in Suffocation o Last Level).

Un giovane musicista è in crisi creativa e dopo l'uscita del suo singolo di incredibile successo non riesce a produrre un brano che possa bissarne la fortuna. Decide così di andare in uno sperduto albergo nascosto nella Cina rurale, albergo dove si dice che dormendo in un particolare letto si possano udire le note di una canzone evocata da uno spirito femminile tormentato. Il ragazzo cerca così l’ispirazione.

Il pretesto narrativo iniziale, più fantasy che altro, è una sorta di fusione ideale tra Storia di Fantasmi Cinesi (anche questo film è di ispirazione letteraria) e il Nang Nak thailandese. Ma ben presto questa pista viene abbandonata per lasciare spazio al melodramma romantico; non si tratta di una classica matrice da j-horror tardivo, ma di un personale stile autoctono che, specie nella prima parte, regala un film assolutamente intenso e riuscito. Merito anche delle suggestive location bucoliche e della musica continua ma funzionale. Purtroppo poi il film si ingolfa e dilunga verso il nulla, sfocia nel dramma umano “realistico” e si riprende in extremis in un finale finanche commovente.

Purtroppo però The Deserted Inn barcolla di tanto in tanto in impennate di trovate di montaggio “alla moda” che cozzano con lo stile pacato e incantato del resto della messa in scena.

Ed è un peccato visto che alcune zone calano lo spettatore in una sorta di ipnosi placida e piacevole purtroppo del tutto discontinua.

Preso atto poi di come la storia del cinema locale in pochissimi anni si è evoluta aprendosi a libertà apparentemente impensabili, e diventando uno dei punti centrali di una sovrapproduzione di horror naïf e a budget spesso limitati, questo film suo malgrado va a caratterizzarsi come uno dei titoli pionieri del genere in Cina.