The Dragon Lives Again

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Iniziamo dal solito Quentin Tarantino, che colloca i suoi film in due distinti universi: il Realer than Real e il Movie Movie Universe. La parte interessante per il nostro discorso, all’incirca, è la seguente:
“Bè, Kill Bill è ambientato nel Movie Movie Universe ... dove è possibile che esistano Mickey e Mallory (di Natural Born Killers) … o i fratelli Gecko (di Dal Tramonto all’Alba). MA, nel Movie Movie Universe possono esserci anche personaggi di altri film ... tipi come Billy Jack o Shaft ... bè, anche loro esistono nel Movie Movie Universe. Se lo volessi, Bruce Lee/Chen Zhen di Fist of Fury potrebbe apparire in Kill Bill …”

Viene da chiedersi se il buon Quentin abbia mai visto The Dragon Lives Again, il bruceploitation-movie più incredibile di sempre, che mette in pratica esattamente questa idea.
Il film si apre con una scritta alquanto promettente, anche se grammaticalmente sbagliata: "This film is dedicated to millions who love Bruce Lee".
Bruce Lee, appena morto, si risveglia in purgatorio. Subito sfida il “King of the Netherworld”, che però gli fa capire che è lui a comandare da quelle parti, nonostante il coprilamapade che porta in testa. Bruce, con la coda tra le gambe, ma armato del suo prezioso nunchaku, decide così di farsi un giro in paese (ovviamente l’aldilà assomiglia alle tipiche location dei gongfupian: locande, scuole marziali, le solite cave di pietra) dove fa la conoscenza degli altri abitanti dell’oltretomba e giù botte per impedire un “colpo di stato” ai danni del Re.
Parlare della trama di The Dragon Lives Again ha poco senso, non essendo altro che un susseguirsi di scenette, ma la premessa surreale sulla quale è costruito il film rasenta il genio. Difatti la popolazione dell’oltretomba include James Bond, il padrino (ma assomiglia più a The Mack), l’esorcista (con accento francese), Clint Eastwood (o comunque lo straniero senza nome leoniano), Emmanuelle, Zatoichi, Dracula (che sembra aver risolto il problema del sole) e una mezza dozzina di pseudo-Satanik. Tutto qui? Neanche per sogno. In aiuto di Bruce arrivano il One-Armed Swordsman (o Boxer), Popeye e infine Kwai Chang Caine della serie tv Kung Fu! Neanche ne La Lega degli Straordinari Gentleman...

Il film non si fa certo pregare e quasi tutte queste icone pop (con rispettive citazioni musicali) vengono introdotte subito nei titoli di testa, lunghi ben cinque minuti, in cui affrontano il nostro eroe. Passando per sfondi disegnati, scheletri parlanti, mummie, lotte continue, una tecnica chiamata “Blind Dog Pisses” (!?) e, fatto curioso per il genere, frequenti scene di nudo con una quantità di poppe al vento non trascurabile, si arriva al lungo duello finale. Demente? Probabile. Assurdo? Senza dubbio. Bizzarro? Assolutamente, ma anche molto indicativo per lo stato di culto che Bruce Lee aveva ed ha tuttora. La finzione e realtà si sovrappongono, così il Bruce del film è la rappresentazione “dell’icona cinematografica” e non del “vero” Bruce.
Qualitativamente The Dragon Lives Again naviga nelle zone medie-basse. La messa in scena è uguale a decine di altri kung fu movie, girati in fretta e furia, con un montaggio incapace (fate caso ai cambi di location) e le coreografie sono appena accettabili, anche se, diciamoci la verità, certamente non la ragione per vedere questo delirio cinematografico. A dire il vero, risulta piuttosto difficile dare un giudizio tecnico, vista la scadente qualità vhs (un orrendo Pan & Scan), alla base del DVD che sta girando tra gli appassionati.
Il cast è quello che è, ma va segnalata le presenza di due grandi del cinema di Hong Kong, come Eric Tsang (Popeye nel film) e Simon Yuen Siu Tien (il papà di Yuen Woo Ping), mitico maestro di Jackie Chan in Snake in the Eagles Shadow (1978) e Drunken Master (1978).
All’epoca probabilmente nessuno (sicuramente non il fan medio di Bruce Lee), ha capito l’approccio, se vogliamo, post-moderno, ma soprattutto la profonda ironia, che pervade la pellicola. Non è assente di colpe il solito demenziale doppiaggio inglese, che se ne frega di quello che succede nel film e va un po’ per i fatti propri. Se tutto questo non fosse già abbastanza, gli stili di combattimento usati da Bruce si chiamano “Enter the Dragon” (sic!), “Way of the Dragon”, “Game of Death”  e “Fingers of Fury”, guarda caso i titoli internazionali dei film interpretati dal nostro. Tra l’altro Bruce si cambia spesso di abito, da quello visto in Il Furore della Cina Colpisce Ancora a quello famosissimo di Kato in The Green Hornet. La ciliegina sulla torta infine sono i poster di se stesso (!), che Bruce ha sparso nel suo appartamento. Cultura Pop da tutti i pori, per così dire.
The Dragon Lives Again, l’unico film in cui si parla del pene di Bruce Lee (aka “The 3rd Leg of Bruce”, manco fosse John Holmes), è tutto questo e molto altro ancora. Scene “memorabili” ce ne sono parecchie, come quella nel pre-finale, in cui un terremoto si abbatte sull’oltretomba. Bruce, da vero eroe, tenta di aiutare un vecchietto a terra, ma constatato il peso, decide piuttosto di salvare la giovane fanciulla accanto.
Parliamo un momento del protagonista Bruce Leung Siu-lung (nome mandarino: Liang Hsiao-Lung). Leung, nato a Hong Kong, nel 1948, ha alle spalle una filmografia di tutto rispetto, ma viene soprattutto ricordato come uno dei principali attori-cloni del piccolo drago, anche se non assomiglia neanche lontanamente a Bruce Lee (ma nel film, una volta nell’oltretomba, si cambia volto!). Con una buona preparazione marziale alle spalle Leung entra nel cinema all’inizio degli anni Settanta e interpreta quasi cinquanta film fino al 1988, lavorando sempre più per la televisione cantonese e taiwanese. Dopo un suo viaggio in Cina, viene messe sulla lista nera da molti studios, fatto che lo porta a ritirarsi dalle scene nel 1992. Tutti sembravano essersi dimenticati di Leung, tranne Stephen Chow, che lo chiama ad interpretare il ruolo di “Beast”, nel suo capolavoro Kung Fu Hustle (2004).
The Dragon Lives Again potrebbe non piacere agli appassionati di Bruce Lee e se cercate un decente film di arti marziali è meglio rivolgersi da qualche altra parte. Se invece siete amanti del bizzarro, non perdete a nessuno costo questo piccolo gioiello non-sense e ultra-weirdo.