The House of 72 Tenants

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The House of 72 Tenants The House of 72 Tenants è un classico. Ma ci assumiamo anche la libertà di affermare che è un film fondamentale più sulla carta che nella sua effettiva essenza cinematografica. D’altronde linguisticamente parlando il film si rivela come un’involuzione rispetto a prove precedenti del regista sicuramente più rigorose e inventive. L’impianto teatrale poi, il limite numerico di location e la totale ricostruzione in studio riducono le capacità e le possibilità tecniche del regista.
Ma nonostante tutto, almeno all’interno del cinema locale è stato accolto e incoronato come classico senza tempo, e se ne vedono ancora oggi i brillanti frutti, primo tra tutti l’omaggio sincero tributatogli dallo Stephen Chow di Kung Fu Hustle che modella la sua Pig Sty Alley proprio sul palazzo dei 72 condomini di questo film. In parte anche i due rissosi landlord e landlady ricalcano in stile, gestualità e carattere quelli del film di Chor Yuen.
Tratto da una nota piece teatrale, prodotto dalla Shaw Brothers in affiliazione con la Television Broadcast, il film fu un monumentale campione di incassi scheggiando anche il trono di Bruce Lee e lanciando il cinema in cantonese in un momento in cui la lingua cinematografica per eccellenza era il mandarino.
Il successo del film risiedeva tutto nella sua visione nostalgica e realistica della popolazione locale filtrata attraverso il velo dell’ironia, spingendo con forza nella descrizione di vizi e peccati propri della popolazione hongkonghese. In questo il film anticipa e apre la strada ai futuri e quasi imminenti film di Michael Hui che adotterà lo stesso identico metodo affinandolo però grazie ad una comicità decisamente più complessa.
Potrebbe apparire ostico ad uno spettatore non preparato assistere a più di novanta minuti di dialoghi continui sul denaro, ammiccamenti sessuali e buoni sentimenti, ma la formula all’epoca fu un successo e creò un precedente.
Ad attirare poi sciami di pubblico in sala fu il cast investito, ossia tutto il meglio dello star system dell’epoca, incanalato meccanicamente in tutti i 72 inquilini e nei personaggi secondari. Il resto sono storie di vita quotidiana all’interno del perimetro di un poverissimo palazzone; vita, fame, sopravvivenza, gioco d’azzardo, prostituzione, con lievi sferzate polemiche a poliziotti corrotti e pompieri che chiedono mazzette per agire.
Un film che semplicemente raccontando i costumi della popolazione con candore e nostalgia si è trasformato in classico e nell’ennesimo successo del regista, creando una base e un prototipo per tanto cinema successivo non solo hongkonghese (per fare un esempio poco significativo, il giapponese Always – Sunset on the Third Street, non è mica così lontano..).