The Lady Hermit

Voto dell'autore: 4/5
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“Se tu vivrai io vivrò con te, se tu morirai io morirò con te”. Questa è la frase che si scambiano i due innamorati cullati dalle flebili luci di un tramonto prima del fatidico duello finale.

Situazione non proprio originale in un film di questo genere, se non fosse che a partire verso una strada lastricata d’acciaio e sangue questa volta è il personaggio femminile, la spadaccina Lady Hermit.
Interpretata dall’eroina del wuxiapian per antonomasia Cheng Pei-pei, Lady Hermit va ad arricchire la già folta schiera di guerriere dal cuore d’oro e dalla lama veloce, capaci di tenerezze infinite, ma se toccate negli affetti, vendicative come gli Dei dell’antichità.

Lady Hermit ha una missione, uccidere Black Demon e debellare la sua banda dedita a quelle azioni moralmente deprecabili tipiche dei fuorilegge, per far ciò deve sviluppare una tecnica in grado di resistere al suo colpo letale “Shadowless Claw”. Questa in due righe è la semplice trama del film; in novanta minuti non mancherà  la classica vicenda sentimentale completa di triangolo amoroso, le tradizionali scene d’allenamento e venti minuti finali di fuoco; ma procediamo per gradi partendo dall’inizio.
La giovane Cui Ping esperta nell’uso della frusta, arriva in città alla ricerca di Lady Hermit per imparare le sue tecniche segrete; il suo scopo è diventare la numero uno nel mondo delle arti marziali, va da sé che per realizzarlo dovrà prima abbattere il temibile Black Demon.
Dopo un iniziale rifiuto, le due iniziano un duro allenamento, interrotto solo dalla gelosia della giovane verso il baldo Chang-chun spasimante di Lady Hermit.
Cui Ping per dimostrare di non essere inferiore alla propria maestra e per far colpo sul bellimbusto, parte verso la fortezza di Black Demon lasciando dietro di se una lunga scia di cadaveri.
Lo scontro finale è cruento e la bella Cui Ping, nonostante le notevoli capacità, soccombe sotto i colpi letali di Black Demon. Il provvidenziale arrivo di Lady Hermit salva la giovane, ma la lotta non è ancora finita …

Senza ombra di dubbio questo The Lady Hermit è uno dei lavori migliori di Ho Meng-hua, regista che in futuro ci regalerà chicche del calibro di The Flying Guillotine (1974) e The Vengeful Beauty (1978) due film che in un certo senso ne raccolgono l’eredità, sia dal punto di vista dei contenuti (i rapporti d’amicizia/amore dei personaggi) che nella messa in scena (violenza grafica alla Chang Cheh).
E sono proprio le parti action a far gioire lo spettatore: la fortezza di Black Demon è protetta non solo da centinaia di uomini, ma anche da barriere naturali come una foresta di canneti dove assisteremo ad un combattimento non dissimile da quello visto in The Bells of Death (1968) impalamento annesso. Un ponte sospeso in cui avrà luogo una scena che riporta alla mente Indiana Jones e il Tempio Maledetto (Steven Spielberg, 1984) compresa la distruzione del ponte stesso.
Infine non poteva mancare la classica torre da scalare falciando chiunque ostacoli la salita, in questo caso è evidente l’omaggio al classico wuxia-western di Chang Cheh Have Sword will Travel (1969). Come se non bastasse gli artigli di Black Demon ricordano da vicino quelli usati da Deadly Finger, villain di King Eagle (1970) sempre del regista sopraccitato.
A dimostrazione che il wuxiapian è stato un prodotto auto-cannibalico, così come lo è tutto o quasi il cinema di Hong Kong (e continua ad esserlo), l’artiglio tornerà in un altro classico come The Avenging Eagle (1978) di Sun Chung, ovviamente rivedremo anche la torre da scalare.
In effetti sembra proprio Chang Cheh il modello estetico di riferimento principale, non solo i combattimenti cruenti con tanto di amputazioni, impalamenti ed “eye violences”, ma finanche i movimenti di camera, rivoluzionari per l’epoca.
Ho Meng-hua imbastisce un’avventura che prende il meglio del passato, cercando di filtrarlo attraverso la propria ottica, pur non rinnegando uno stile che lo farà riconoscere come uno degli autori più importanti del genere (e non solo).
Strepitosa interpretazione di Cheng Pei-pei, a suo agio nel ruolo dell’eroina e sempre capace suscitare nello spettatore un fascino come solo poche altre sanno fare. Il personaggio di Lady Hermit rimarrà nella storia del genere, al fianco di Golden Swallow.
Non male anche la bella Shih Szu, naturale erede di Cheng Pei-pei, apparsa in parecchi film a partire dagli anni settanta: The Rescue (1971), The Villains (1972), Heroes of Sung (1973) e A Deadly Secret (1980) ultimo film girato ad Hong Kong. Continuò la sua carriera a Taiwan ritirandosi definitivamente a metà degli anni Ottanta.
Il povero Lo Lieh (Chang-chun) in questo wuxia femminista rimane sullo sfondo come tenero amante di lady Hermit, un vero peccato.
Da applausi l’interpretazione di Wang Hsia (Black Demon); per lui decine di film in ruoli sempre diversi, anche se il ruolo di cattivo gli si addice.
In conclusione, se siete amanti del wuxiapian, già conoscerete il film, ma chi si avvicina per la prima volta non deve far altro che premere play sul dvd e godersi lo spettacolo.

Note a margine:
Il personaggio di Lady Hermit aka Chung Kuei, nato dal folklore cinese, è stato protagonista di numerosi romanzi ad opera di Liu Zhang: Zhan Gui Zhuan (The Legend of Ghost-Slashing), Ping Gui Zhuan (The Legend of Ghost-Busting) e Chung Kuei Zhuo Gui Zhuan (The Legend of Chung Kuei the Ghost-Catcher). Racconti satirici che fanno ormai parte della cultura cinese.