The Thrilling Sword

Voto dell'autore: 3/5
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Thrilling SwordC’è stato un periodo della storia, in cui il cinema di Taiwan rivaleggiava ed era speculare a quello di Hong Kong, fucina di talenti, luogo di fuga, fonte di co-produzioni, spesso simile in creatività e –come in questo caso- in delirio.
Portato magicamente al Festival di Sitges nel 2008, preservandolo così dall’oblio il film è una sorta di versione fantasy (ma fantasy alla cantonese, quindi con derive wuxia) della favola di Biancaneve e i Sette Nani. Il film –in questo, si, magistralmente- utilizza una resa e un immaginario tipico del fantasy occidentale (la prima cosa che viene in mente è il Flash Gordon dell’anno prima e il primo Conan ma meraviglia che tutti i plagi e cloni siano giunti dopo) fuso ad una nostra favola, ma sviluppato con un’estetica e un’etica prettamente locale.

La moglie del re sta per partorire ma una meteora scende dal cielo e la penetra nel ventre facendole espellere istantaneamente un enorme fagiolo di carne e sangue pulsante che viene abbandonato in una cesta nel fiume, proprio come Romolo e Remo. Il “fagiolo” viene trovato da sette “nani adulti” che lo aprono e ne fanno emergere una bambina che adottano come figlia. Una volta adulta si innamora di un principe ed ha come amica una minuscola fatina. Il paese intanto è sferzato dalle scorribande di demoni, un ciclope prima, una “sirena” a nove teste poi. Il re così assolda una coppia di maghi guerrieri per sconfiggere le creature (che in realtà proprio da loro sono state create). Il duo ambisce alla conquista totale, e il principe per batterli dopo essersi impossessato di alcuni gadget, una spada e un’armatura deve partire ovviamente alla volta di un viaggio costellato da durissime sfide e creature pittoresche da battere.

Regia di bassa matrice, coreografie abbozzate (nonostante fossero date in mano a Chiang Sheng, un uomo vicino a Chang Cheh), resa di bassa lega; quello che conta è mostrare e raccontare la giustapposizione di eventi, annegati in estenuanti effetti classici e ottici e in creature goffe ma suggestive (vale la pena citare un mostro volante assemblabile che si mostra prima come una dentiera volante, poi come gambe che escono da terra). Sembra di trovarsi di fronte ad un’opera costruita appositamente per mettere in mostra la potenza degli effetti speciali del luogo (rivisti oggi mediamente ridicoli).
Sangue praticamente assente visto l’evidente target infantile dell’opera.
Tra gli attori c’è poco da ricordare se non le buffe facce fatte dalla fatina, interpretata da Ha Ling Ling.
Come resa finale il film è quasi indifendibile ma va sicuramente annoverato come uno dei primi esempi di fantasy mediamente all’occidentale figli del primo Conan (cronologicamente è uno dei primi prodotti), come interessante commistione tra due culture oltre all’innegabile fascino da film psychotronico.