The Valiant Ones New

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Che cosa è rimasto del capolavoro di King Hu di cui questo film è sorta di irriverente remake? Poco o niente; uno straccio di soggetto e le due scene storiche.
La partita a Go in cui nel predecessore il movimento delle pedine descriveva silente la posizione degli avversari, qui appena accennato e grossolano e il grande scontro finale.

Il classico di Hu con quella chiusa toccava un punto di non ritorno e finale della vecchia coreografia, un ardito saggio di inventiva e tecnica mai più raggiunto se non da Tsui Hark con quegli ultimi dieci minuti di The Blade che proprio di questo film e di One Armed Swordsman era sorta di aggiornamento rispettoso e competente.
Qui invece la sequenza di chiusura non fa che allungare e “ingrossare” le scene di azione fin lì susseguitesi, un assurdo quanto anacronistico rimando al wuxia baciato di wirework utilizzato fino a fine millennio. Così questa specie di riduzione televisiva, sporcata da una regia flaccida e sequenze d’azione grossolane seppur virtuosistiche non riesce a coinvolgere su nessun fronte; la fotografia slavata, gli attori al minimo sindacale incluso un piccolo ruolo per il povero Yuen Wah (già presente nell’originale del ’75), un monoespressivo Nicky Wu e Betty Huang Yi (Plastic City, La Tigre e il Dragone), scappata da un colossal e finita in questo calderone di roba fuori tempo massimo.
L’esile spessore dei personaggi e un digitale che andrebbe denunciato per crimini contro l’umanità ammorbano un’opera che avrebbe meritato ben più cura produttiva. Assolutamente trascurabile, in ritardo su tutto.