The Witch: Part 2. The Other One

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Nel 2018 The Witch: Part 1. The Subversion si chiudeva con un finale aperto e l’immediato annuncio di un sequel. Per un po’ si pensò che tale annuncio non avrebbe avuto seguito visto che il regista si era messo al timone di altri progetti (il film Night in Paradise) ma all’improvviso cominciarono ad emergere poster, conferme e un marketing vivace. Nel 2022 esce quindi questo sequel, The Witch: Part 2. The Other One. Per quanto lo spettatore ambisse ad un’evoluzione narrativa e alla chiusura di eventuali cerchi, purtroppo, il film è mimetico al titolo anglofono.

The Witch: Part 2. The Other One infatti narra una vicenda parallela e la storia di un’”altra” strega. Il limite del tutto è che il blocco narrativo non evolve di un centimetro ma replica in modo quasi pedissequo tutti gli snodi del predecessore. 

Il balocco è ovviamente più grande e spettacolare, ma parte a carte scoperte e quindi manca del tutto la tensione, l’epica, la suspense. Non vi è una costruzione narrativa articolata come nel predecessore, ma un’unica evoluzione monodirezionale passando per strade già battute. Le uniche novità sono nel numero sempre più ampio di gruppi, gruppuscoli e laboratori rivali e relativa “ampiezza” dei poteri tali da produrre sequenze sempre più eccessive e spettacolari ma il più delle volte poggiate su effetti digitali poco competitivi. Certo, l’azione è di alto livello ma l’eccesso è così poco sfumato che in più punti ci ha ricordato la gratuità spettacolare di un altro film coreano, Volcano High. Che è però un film di 20 anni prima.

Inoltre la protagonista, interpretata da Shin Si-ah, scelta tra più di mille altre attrici, non ha mai il carisma e la direzione della precedente Kim Da-mi, il cui disvelamento come “strega” in The Witch: Part 1. The Subversion era un momento di altissimo cinema.

Park Hoon-jung, affiancato da altri fedeli collaboratori dirige con polso anche se a tratti in maniera apparentemente svogliata e dopo Night in Paradise consegna un altro film in cui la scrittura pecca di rigore; questa è la peggiore penalità visto che stiamo parlando di uno degli sceneggiatori più talentuosi del cinema coreano (sua la sceneggiatura anche di I Saw the Devil e di New World) e non solo. Non sarebbe basilarmente un problema macroscopico, pensiamo al glorioso cinema di Hong Kong dove una narrazione esilissima poggiava su un comparto coreografico di altissimo livello; ma in quel caso anche le sezioni “drama” facevano leva su una drammaturgia spesso ridanciana ma di acclarato intrattenimento. In questo caso invece, la cupezza e seriosità, seppur illuminata talvolta da frammentarie sezioni ironiche, sa solo di brodo allungato e non fa che penalizzare l’intero comparto narrativo.

Purtroppo The Witch: Part 2. The Other One non aggiunge nulla alla drammaturgia della saga, ma ripete gli stilemi del passato, non porta avanti la storia, ne amplia minimamente la mitologia e non fa che aggiungere personaggi che gigioneggiano e scontri spettacolari (certo, alcuni anche efficaci), oltre a quella discutibile ironia nell’azione di classica matrice statunitense. Dopo il prevedibile finale che non riveliamo, e un doppio finale degno di un film Marvel qualunque, il film si apre ad un terzo capitolo che auspichiamo di sunto, rigore ed efficacia drammaturgica.