Ultraman: The Next

Voto dell'autore: 3/5
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UltramanNextThe Next, ovvero il secondo, colui che segue The One, il primo uomo entrato in collisione con un globo luminoso azzurro e successivamente mutato in un sauro mostruoso e aggressivo. Il The Next è invece un ex pilota dell’aereonautica militare, Maki (Bessho Tetsuya) che ha lasciato la carriera per seguire da vicino gli ultimi istanti di vita del figlio gravemente malato. Durante l’ultimo volo entra in collisione con un globo rosso (la classica spora/meteora di Ultraman) e subito la sua vita cambia; viene cacciato e catturato da membri della difesa nazionale, rinchiuso in un bunker e studiato da uno scienziato, Mizuhara Sara (Toyama Kyoko), la ex fidanzata del futuro The One. Quando la creatura fuggita dal laboratorio ritorna indietro si scoprirà la sua reale missione, ovvero abbattere il The Next che nel frattempo ha preso possesso del corpo di Maki e si è trasformato nella Anphans form di Ultraman, una versione del super eroe biologica e argentata (che ricorda abbastanza vistosamente l’estetica del manga Guyver). E’ scontro tra i due, ma la battaglia  finale è solo rimandata a fine film quando le versioni evolute e ultrasize (40 metri di Ultraman) si confronteranno sopra i cieli di Tokyo; da una parte The One che assorbe i corpi di vari animali inglobandone la forma e le caratteristiche, dall’altra una nuova versione di Ultraman, la “Junis mode”.

Di nuovo in mano a Kazuya Konaka (fratello di Chiaki Konaka) la mitologia di Ultraman si presta ad un’evoluzione comune dell’universo del tokusatsu contemporaneo e che forse ha avuto il suo punto più esemplificativo con il Gamera the Brave; ovvero avventure più leggere e morali (anche se stavolta non mancano zone cupe, violente e melodrammatiche), adatte ad un pubblico giovane, mantenendo comunque altissimo il tasso di spettacolarità. In questo il regista (suo anche il rigenerante Ultraman Moebius and Ultraman Brothers) è assolutamente efficace e le sequenze aeree sono strabilianti, mentre il senso del meraviglioso sembra non scendere mai anche se tutta la parte che precede l’avvento di Ultraman è probabilmente la più riuscita. Purtroppo il The One, nonostante la fantasia creativa dietro e le sue possibilità spettacolari è privo di mordente e personalità e l’Ultraman argentato sfoggia una dicotomia tra design accattivante e scarsa originalità frammista a estetica poco dinamica. Fortunatamente il Junis mode è oggettivamente efficace. Buona comunque la resa della creatura in effetti reali, ottimi i modellini urbani e chiassoso il 3D anche se –come già detto- le sequenze aeree tra i grattacieli di Tokyo sono emozionanti come quelle di Ultraman Moebius and Ultraman Brothers e non hanno nulla da invidiare a quelle di tanti colleghi in calzamaglia statunitensi (anzi, i voli di Iron Man gli sono evidentemente debitori).
Il film è parte dell’Ultra N Project ovvero una summa di azioni atte a rinverdire l’estetica del super eroe e che vede questo film come sipario per l’immediatamente successiva serie TV Ultraman Nexus (ambientato cronologicamente 5 anni prima ma situato nel tempo di noi poveri mortali all’incirca verso la decima puntata).
Ovviamente il film ha fatto storcere il naso a tanti puristi della serie, ma rapportandolo ad un contesto e alle idee progettuali, i 90 minuti di  metraggio sono puro spettacolo, simili a quei bei film per ragazzi che negli anni 80’ venivano prodotti ad Hollywood e che ormai oggi si sono trasferiti in Giappone. Certo, il cast non brilla per estreme capacità espressive ed emerge spesso una sorta di vena sottocutanea televisiva nella resa, ma chi è capace di accettarne regole, canoni e di abbandonarsi alla spinta nostalgica saprà sicuramente divertirsi in maniera del tutto onesta.
A trarne maggiore piacere saranno gli spettatori della serie relativa che si troveranno di fronte ad alcune spiegazioni e allargamenti esplicativi delle dinamiche, mentre i fans dell’Ultraman in generale sapranno apprezzare una svolta ardita; cupo e malinconico come la serie, il nuovo Ultraman subisce una vera mutazione biologica e la sua estetica è per la prima volta privata del suo aspetto levigato, composta di fasce muscolari e distorsioni cutanee, e godendo di una straordinaria calotta frontale che si rivela come un’ottima prova di ideazione estetica. La spora rossa non possiede più i corpi degli umani ma ne provoca una vera e dolorosa mutazione e anche il classico globo blu non trasporta una creatura tout court ma deve possedere e deformare un corpo umano per rivelarsi, distruggendo la vita dell’ospite di turno con esiti cupi e funesti.
Una rivoluzione non da poco, anche abbastanza ostica per un pubblico più giovane.
Gli spettatori a digiuno di questo universo invece potranno godere della prima parte, più intensa e del gran finale aereo ad alto tasso spettacolare.