Wheat

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WheatNella Cina degli Stati Combattenti (ma mica solo in quella, dopotutto), quando gli uomini vanno alla guerra, le donne restano a casa. Dopo la battaglia di Changping, due soldati del vittorioso esercito di Qin, due poveracci con il cuore e la testa all’orticello di casa e agli affetti che là li attendono, disertano, stanchi di scontri e morti. I due si perdono nelle campagne dorate dal grano pronto per il raccolto, nel regno nemico di Zhao. Per caso, finiscono nel villaggio di Luyi, nel quale sono rimasti solo donne e bambini. Gli uomini, partiti per la guerra, sono stati sterminati proprio nella battaglia di Changping. In una situazione come questa, i due disertori non possono far altro che spacciarsi per soldati di Zhao, e raccontano della vittoria su Qin alimentando così le speranze delle donne di Luyi, che fremono nell’attesa dei figli, dei padri, dei mariti.
I primi giorni al villaggio sono la realizzazione del paradiso in terra per i due, coccolati come eroi dalle donne ingannate, prima tra tutta Madama Li, bella e giovane moglie del capo del villaggio, ma le bugie hanno le gambe corte, e i due simpatici mascalzoni lo scoprono sulla loro pelle man mano che notizie contrastanti sugli esiti della guerra arrivano alle orecchie delle abitanti di Luyi.

He Ping continua a mettere in scena una storia romanzata (dopo Warriors of Heaven and Earth), e con Wheat confeziona un film di grande atmosfera, evitando le insidie collegate alla materia del contesto storico affrontato – il periodo degli Stati Combattenti, che si conclude con la prima unificazione della Cina sotto Qin Shi Huang, che abbiamo visto riversato in pellicola più di una volta – e schivando la retorica nazionale tanto in voga nel cinema cinese contemporaneo. Il regista adotta un punto di vista profondamente umano, e mette in vetrina le emozioni e i drammi di personaggi che sono individui prima che pedine sullo scacchiere della storia. In questo senso, le prove attoriali commoventi per bravura di protagonisti e non, sono il frutto di un lavoro perfetto: Fan Bingbing è straordinaria per intensità, Huang Jue e Du Jiayi (i due disertori) sono una coppia affiatatissima e benissimo assortita in bilico tra il maramaldo e il proletario, Wang Xueqi conferma il suo 2009 come anno di grazia che lo ha visto interpretare personaggi quasi perfetti (come in Bodyguards and Assassins e Chongqing Blues), Wang Zhiwen lascia un segno indelebile anche in una parte di contorno, Wang Ji veste a pennello i panni della stregona sconvolta dai dubbi sulla propria preveggenza.
Il ritmo delle stagioni, con l’estate e il suo sole caldo che accarezza i campi pronti per la mietitura, non sembra essere sconvolto dalle guerre degli uomini, ed è proprio questo messaggio naturalmente pacifista a impreziosire un film che è tra i più belli usciti dalle fucine cinesi continentali nel 2009, capace com’è di coniugare il racconto con lo stile, la tecnica con l’emozione.