When the Show Tent Come to my Town

Voto dell'autore: 4/5

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When the Show Tent Come to my TownGiustamente descritto come lo Stand by Me giapponese dal catalogo del Far East Film Festival 8, When the Show Tent Come to my Town è l’opera d’esordio del giovane (classe 1976) regista Yoshihiro Fukagawa. Ambientato nei primi anni ’70 il film racconta la storia di Akira, un bambino delle elementari perennemente immerso nel suo mondo fantastico, fatto di sogni e fumetti, ma in realtà continuamente vessato e tormentato da una banda di bulli. Una sorte ancora peggiore quella di Hideko, una ragazza dalle origini povere, perennemente sporca e mal vestita e costretta a lavorare fin dalla tenera età per aiutare la madre a mantenere i due fratellini. L’arrivo nella scuola di una nuova studentessa, Rumiko, è un bello scossone per tutti: proveniente dalla città, educata e ben vestita, Rumiko diventa subito amica di Akira, aiutandolo a difendersi dai continui attacchi dei compagni e prendendosi a simpatia la povera Hideko, scambiata da tutti a causa della sua trasandatezza per la “ragazza lupo” (da qui il titolo originale Okami Shojo), principale attrazione di uno spettacolo itinerante da poco giunto in città.

When the Show Tent Come to my Town è, innanzitutto, uno splendido affresco di un tempo raccontato come magico ed irripetibile, nel quale computer e videogiochi erano solo una vaga immagine di un futuro lontano e fantascientifico ed i pomeriggi si passavano giocando all’aperto, correndo negli sterminati campi della provincia. Fukagawa, nonostante la giovane età, narra la vicenda in maniera così personale e sentita che è impossibile non tornare per un attimo ad essere bambini per andare con la memoria alle esperienze che hanno accompagnato le nostre vite e ci hanno aiutato a diventare ciò che siamo. A tutto ciò si aggiunge la curiosità di crescere e le paure che ne conseguono, perfettamente concretizzate nelle fantasie di Akira nei confronti del misterioso tendone circense dove si troverebbero, secondo l’imbonitore armato di megafono, creature di ogni genere tra le quali un’incredibile ragazza lupo: l’età è l’unico limite che impedisce ad Akira di entrare ed assistere allo spettacolo, cosa che rende giorno dopo giorno le creature al suo interno un qualcosa di sempre più mitologico. E sarà proprio quando Akira riuscirà ad intrufolarsi di nascosto nel tendone che la sua ingenuità sarà pagata con una scioccante rivelazione. La crescita dei protagonisti, che costituisce l’elemento principale della narrazione, corre di pari passo con la carica emotiva dell’opera e raggiunge il suo climax nel fantastico finale, irresistibilmente commovente.

Inutile aggiungere che alla base della riuscita del film vi è l’atmosfera malinconica e nostalgica, perfettamente ottenuta grazie ai paesaggi di campagna, ai bellissimi tramonti, alla ricostruzione di luoghi e alla ricerca di vestiti dell’epoca. Musiche e fotografia non fanno che accentuare ancora di più queste caratteristiche e l’intero cast, formato quasi esclusivamente da bambini, risulta davvero azzeccato. When the Show Tent Come to my Town è un’opera di una leggerezza e di un’armonia quasi fuori dal tempo, simbolo, insieme ad un altro fantastico film come Always: Summer on the Third Street, di un cinema che punta dritto al cuore, perfetto esempio di come sia possibile essere buonisti senza necessariamente scadere nella retorica. E come per il film di Yamazaki, anche qui ci troviamo a pochi passi dal capolavoro.