Tomie: Another Face

Voto dell'autore: 3/5

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Prendiamolo per quello che è. Dopo il successo del film Tomie viene prodotta una miniserie per la Tv in tre episodi, successivamente raccolta sotto il titolo di Anaza Feisu.

In questo prequel/sequel viene di nuovo presa la figura di Tomie (un personaggio paranormale di giovane bellissima, caratterizzata da un neo sotto l’occhio sinistro), interpretata stavolta da un’altra attrice, la giovane Nagai e mostrata in tre episodi che ne delineano altrettante coordinate.

Il fatto di essere un prodotto per la TV ovviamente implica un ammorbidimento di tutte le componenti più disturbanti, il sesso e la violenza in primis e si tende a rendere il ritmo più vivace rispetto a quello molto calibrato e controllato del primo film oltre a donare al tutto un’aura più solare.

Come controparte però compensa il fatto di essere un lavoro molto più esplicativo e immediato e quindi utile per tentare di comprendere tante zone d’ombra del mito di Tomie, zone rimaste al buio dopo il primo film (all’epoca dell’uscita del film e della stesura di questa recensione il fumetto non era stato ancora pubblicato in Italia ed era quindi molto complesso, dai soli film, capire la complessità e le coordinate della figura della protagonista). Certo, la regia è quella che è e Runa Nagai è tanto bella quanto poco credibile, alzando però una certa dicotomia; da una parte la sua bellezza e candore accecante sono convincenti del potere ipnotico della ragazza, al contempo però una bellezza così cristallina è priva di sfaccettature, spessore e ambiguità.

Nel primo episodio assistiamo allo stereotipo della saga; Tomie uccisa, il suo ragazzo trova un’altra, ma Tomie ritorna, salvo poi essere assassinata di nuovo. E ritornare ancora.

Nel secondo un fotografo di figure femminili ossessionato da una donna che aveva visto da adolescente ne trova una copia esatta in un paese di provincia molti anni dopo. Il nome della ragazza è ovviamente Tomie.

Nel terzo, l’ennesimo uomo innamorato di Tomie viene avvicinato da un losco figuro (intravisto negli altri due episodi) che sta cercando di uccidere la ragazza. Si tratta di un ex coroner che in tempi non sospetti era stato incaricato di effettuare l’autopsia sul corpo della ragazza e che aveva assistito suo malgrado alla resurrezione della stessa.

Viene così accennato il fattore moltiplicazione della creatura, vista come un’epidemia, più scientifica, quasi, che paranormale; si mostrano le diverse reazioni del corpo di Tomie a diversi tentativi delittuosi, si parla di apparizioni della ragazza nell’intero Giappone. Ottimi elementi di contorno esplicativi di una riuscita saga, una delle più interessanti messe in mostra dall’horror cinematografico di quel decennio e tratta dall’altrettanto interessante manga di Junji Ito (edito anche in Italia prima parzialmente dalla Hazard Edizioni e successivamente completo per J-Pop).

Certo, alla fine è un prodotto televisivo, esile e abborracciato ma molto efficace in più sequenze, come nella prima inaspettata apparizione della ragazza defunta. Come in tutto il J-horror buono accompagna le gesta della creatura del cupo e piacevole J-pop.