Lost in Thailand

Voto dell'autore: 3/5

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Lost in Thailand di Xu ZhengSeguito del fortunato Lost in Journey, dal quale riprende la coppia protagonista, Lost in Thailand è stato un successo strepitoso in patria. Un successo peculiare, se si tiene conto che solitamente al botteghino sfondano le arti marziali e l'azione. La commedia scritta, diretta e interpretata da Xu Zheng, al debutto in cabina di regia, garantisce tutto quello che un film del genere dovrebbe offrire: il giusto equilibrio di azione, avventura e risate. Irresistibile il trio di protagonisti: Xu Zheng scienziato imbronciato, è la macchietta dura dal cuore tenero; Wang Baoqiang scatenatissimo sciroccato, l'energia incontenibile che trasmette buca lo schermo; e l'enorme Huang Bo, che si conferma come uno dei più grandi attori cinesi contemporanei, con un corredo di smorfie e posture memorabili. I tre interagiscono con verve e naturalezza, creando tutta una serie di situazioni comiche magari prevedibili, ma sicuramente efficaci. Battute, equivoci, battibecchi, scazzottate, fughe, furti, bugie si alternano senza sosta spingendo la storia lungo la retta via verso l'happy ending che ci si può tranquillamente aspettare. Tuttavia, non si può condannare Lost in Thailand di poca originalità. Nel genere cui appartiene, l'opera prima di Xu Zheng si difende benissimo. Il contrasto Cina-Thailandia causa alcuni dei fraintendimenti più divertenti, ma è il rapporto tra Xu Zheng e Wang Baoqiang a spiccare e restare. Rodati nel predecessore, i due formano una coppia comica irresistibile ed è impossibile non subire il fascino del legame che piano piano si costruiscono insieme. Xu Zheng assegna bene le parti, e ritaglia per il suo Xu Lang e per il Wang Bao di Wang Baoqiang due ruoli che calzano alla perfezione. Parte della camera è comunque rubata da Huang Bo. Il suo Gao Bo ha un carattere unico. Dopo l'incredibile prova di talento di Design of Death, Huang Bo sfoggia capacità di immedesimazione totale, con una mimica ed una capacità di adattamento che spettano solo ai più grandi. Anche la gag più sciocca e prevedibile esce dalle sue mani con un tocco personale. Il villain che interpreta non si trova facilmente in altre commedie.
Xu Zheng, intelligentemente, riserva il giusto spazio al melodramma, in modo da aggiungere spessore al rapporto fra Xu Lang e Wang Bao. Senza perdere il sorriso, si veda l'ossessione della mamma di Wang Bao per Fan Bingbing, Xu Zheng introduce un tema delicato come l'Alzheimer evitando di sfruttarlo per facili lacrime e commiserazioni. La conversione di Xu Lang da implacabile e sicuro businessman ad amico e padre di famiglia mancato è un percorso sensato e il lato più melenso fortunatamente non prende il sopravvento. La mano da esordiente di Xu Zheng si vede però sul finale, più stiracchiato del necessario, quasi fosse necessario a tutti i costi consolare e rassicurare, anche più del dovuto. Ci sono qui e là piccoli momenti che un regista più attento avrebbe tralasciato o ristretto, per esempio Xu Lang e Wang Bao seduti al ristorante che fanno gestacci ad uno straniero e ai due travestiti, o supposti tali, che lo accompagnano. Non sono errori vistosi che rovinano il film nella sua totalità, ma si poteva ridurre la durata complessiva senza perdere un briciolo della carica comica globale.
Xu Zheng cerca e trova il prodotto adatto ad un pubblico quanto più eterogeneo possibile. Abbracciando un modo di fare cinema che non osa e non vuole osare più di quanto ce ne sia bisogno, Xu Zheng fa centro e ha tutto il diritto di godersi gli applausi e le risate che ha collezionato in Cina. Sarà interessante capire come deciderà di muoversi ora, se continuerà verso il sicuro successo o si sposterà verso qualcosa di più rischioso.