Invitation Only

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Invitation OnlyL’hanno strenuamente promosso come “il primo slasher taiwanese” mentre ci troviamo di fronte ad un vistoso Hostel locale. Ora, a parte che Hostel non ha inventato nulla e il cosiddetto (termine irritante) “torture-porn” già esisteva altrove e in meglio (anche in Asia, si), ogni volta che troviamo un film parlato in mandarino (la lingua principale cinese) e così violento ci scorre un brivido di emozione lungo la schiena visto come alcuni temi e generi siano solitamente banditi dal cinema locale. Ma siamo a Taiwan; ora, il cinema di Taiwan, fragile e noto solitamente per quei 3-4 autori (almeno negli ultimi due decenni), in periodi relativamente recenti ha tentato strade più “di genere” testando più volte l’horror. A memoria ricordiamo la riuscita co-produzione con Hong Kong Double Vision (2002), Silk (2006) e l’interessante The Heirloom (2005). La stessa casa di produzione di quest’ultimo, si è mossa per realizzare Invitation Only.

Valida e riuscita variazione sul tema, risulta sicuramente più organico del primo Hostel, più truculento, più proletario e meno patinato.
Diverso è il pretesto di partenza; alcuni “lavoratori” ricevono inaspettatamente inviti per feste esclusive in cui diventano vittime della loggia massonica di turno; niente cacce all’uomo ma uno spettacolo su palco dove il corpo di turno viene piagato e smembrato (ad uno sventurato pinzano il pene con cavi dell’alta tensione, ad un’altra affettano il viso, lo cospargono di sale e gli spillano a sangue un tessuto sopra) per il divertimento di ricchi annoiati. Ovviamente il gruppo di cacciati tenta la rivolta. Così si sviluppa il film dopo la prima mezz’ora.

Un paio di momenti improbabili, alcuni altamente gore, un pugno di sequenze d’azione e una ciliegina sulla torta, protagonista di una sequenza di sesso, di nome Ozawa Maria (nota pornostar giapponese). Tra i film del genere e i vari torture porn sbocciati nel nuovo millennio Invitation Only se la cava egregiamente, mostrando un crescendo narrativo convincente, attori bellocci ma in ruolo, e riuscendo, nonostante tutto, a fare dimenticare i debiti di immaginario. Per gli appassionati dell’estremo senza fronzoli e troppo spessore una visione obbligatoria, oltre ad un promettente –speriamo- passo avanti nel cinema di genere taiwanese.