Battles Without Honor and Humanity: Final Episode

Voto dell'autore: 4/5

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Battles-Without-Honor-and-Humanity-5-Final-Episode1969-1970. Atto finale.
Final Episode è il quinto film e l’ultimo (della prima saga) della serie diretta da Kinji Fukasaku Yakuza Papers, preceduto da Battle without Honor and Humanity, da Deadly Fight in Hiroshima, da Proxy War e Police Tactics. Si chiude una saga epica, corale, rivoluzionaria, frammentata, innovativa, furiosa, disperata, disincantata, violenta, anomala, inconcludente, magistrale, fondamentale.

Mentre Hirono passa tre quarti del film in prigione sono poche ormai le famiglie, rimaste schiacciate tra pressioni del popolo, della polizia e dei pochi irriducibili yakuza con l’attitudine tradizionalista violenta. Mentre i pesci grossi decidono di trasformare l’affare in una forma di partito politico, il Tensei, per riuscire a dare continuità al proprio lavoro alleggerendo la pressione popolare grazie ad un restyling della faccia dell’associazione. Cadono le ultime teste mentre non pochi attendono fuori dalla prigione l’uscita di Hirono per fargli la pelle.

Il film assume così una nuova forma, introduce un nuovo personaggio, Tamotsu Matsumura (un bravissimo Kinya Kitaoji già protagonista del secondo capitolo) e Jo Shishido che veste i panni di Katsutoshi Otomo che furono di Sonny Chiba. Rimane l’amaro in bocca a causa di una mancata resa dei conti tra Hirono e i boss della famiglia Yamamori, ma il film è tratto da una storia vera e evidentemente la resa dei conti non c’è mai stata. Oltretutto il personaggio di Yamamori così come quello di Hirono passano in secondo piano, lasciando molto spazio alla storia del nuovo partito Tensei e ai suoi protagonisti, primi tra tutti quelli interpretati da Akira Kobayashi e Kinya Kitaoji. Un capitolo finale suicida seguendo parametri di giudizio prettamente occidentali, ma l’evidente e appurata importanza della saga dimostra come questa forma anomala di sviluppo e narrazione sia stata una formula vincente in Giappone. I personaggi sono sempre più alla deriva, i ragazzini assunti e sfruttati dalla malavita sempre più giovani, disperati e miserabili; uno durante un attentato si urina addosso, un altro si arpiona un piede con un fucile subacqueo in un mancato attacco a degli sgherri di una fazione rivale. Il grottesco e l’ironico nel descrivere gli ultimi scampoli della vecchia forma corporativa di yakuza è esemplare. Un personaggio che poco prima davanti ad un cinema aveva ammirato un cartonato di una starlette ci morirà sopra sanguinante dopo un immediato attacco di un gruppo rivale. Il disincanto misto a delusione porta alla dissoluzione dello jingi, con la scelta obbligata che porta o a soccombere alle altre famiglie o a ritirarsi dalla yakuza. Il successo della saga spingerà la Toei a produrne un seguito di altri tre episodi.