Big Brother

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C'è un po' di Fight Back to School e un po' di My Schoolmate, the Barbarian in questo Big Brother, dove Donnie Yen interpreta un docente, ex soldato, che cerca di ovviare alle luttuose ingiustizie della guerra tramite l'istruzione.

E c'è anche un po' del suo precedente Kung Fu Jungle; ma mentre lì un sicario si confrontava di volta in volta con un pugno di maestri di arti marziali, qui Yen incontra studenti problematici per risolverne i relativi problemi e coadiuvare la loro permanenza scolastica.

L'arma che usa? Ironia, carisma e soprattutto monumentali dosi di retorica. Ed è questo a demolire il film. Una storia priva di qualsivoglia interesse e abusata (quanti film abbiamo visto con docenti carismatici che piegano l'attitudine turbolenta di classi pittoresche?), vissuta senza il minimo interesse di rielaborazione.

Di chi è la colpa? Dello sceneggiatore verrebbe da dire, non fosse altro che è lo stesso che ha già ha sceneggiato, a dire il vero in maniera discontinua, i vari Ip Man.

O del regista, già autore del comunque interessante Colour of the Game. Certo, sono nomi abbastanza eterei e anonimi, mestieranti probabilmente di volta in volta gestiti con mano rigida dalle rispettive produzioni.

Quello che però esce fuori stavolta, in questa pausa leggera per l'attore, è un film per un target di giovanissimi (che evidentemente hanno disertato le sale visto l'incasso tiepido per un mercato come quello cinese e con un attore di tale caratura), ma con risultati mediamente disastrosi in ogni campo.

E l'azione? Due sequenze in tutto, riuscite e nella media del cinema di Donnie Yen.

Il resto è da dimenticare.