Crazy Love

Voto dell'autore: 3/5

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Loletta Lee è una giovane ragazza di soli sedici anni che si appresta a partire per l’Inghilterra insieme a un’amica. Il giorno della dipartita, però, decide di cedere il suo biglietto al ragazzo di quest’ultima e di restare nella sua Hong Kong, con l’intenzione di intraprendere un viaggio che possa aiutarla a maturare nuove esperienze e a trovare l’amore della sua vita.

Se davvero possiamo attribuire a Crazy Love una qualsivoglia importanza a livello storico, andrebbe senz’altro segnalato il fatto che si tratta del primo film che ha contribuito con la sua fama ad incoronare Loletta Lee come grande reginetta del Cat. III a sfondo erotico. Facile immaginarne i motivi, del resto: per buona parte del girato la procace attrice si aggira seminuda, facendo uso di ogni scusa possibile e immaginabile (una doccia, un cambio d’abito, un’altra doccia) per mostrare ulteriori centimetri di pelle.

In realtà il film di Roman Cheung, sebbene si tratti di poco più che una passerella per evidenziare le grazie della bella attrice, nasconde tra le pieghe della sua sciatta exploitation softcore uno dei quadri più limpidi sulla paura dell’amare e dell’essere amati: su tutto incombe l’ombra dell’handover e di un futuro incerto, un’apprensione che porta i protagonisti del film a diffidare gli uni dagli altri e a voler vivere alla giornata evitando di addentrarsi in dolorose quanto pericolose relazioni. Una paura che Loletta Lee affronta effettuando una scelta difficile, quella di non emigrare in Inghilterra e di non seguire il consiglio dei propri genitori; scelta che viene giustificata dal suo stesso personaggio come un vero e proprio atto d’amore nei confronti della propria città, quella stessa frenetica Hong Kong popolata dalle ipocrisie dei ricchi benpensanti (pronti a tradire le mogli non appena possibile) e delle figure religiose (anch’esse rappresentate negativamente).

Nonostante l’interessante potenziale del sottotesto sociale, però, la sceneggiatura – ad opera dello stesso regista e di Vincent Kok, in seguito fortunato collaboratore di Stephen Chow – risulta nient’altro che una serie di gag poco simpatiche e di lunghe scene erotiche che Roman Cheung si limita a girare svogliatamente. Pecche che non hanno comunque impedito a Crazy Love di trasformarsi quasi istantaneamente in un grande successo, dando vita a un buon numero di epigoni (in primis Girls Unbutton, con la stessa Loletta Lee) e a due seguiti (soltanto nominali).