Devil Species

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Devil SpeciesUn branco di americani sta gozzovigliano in riva ad un fiume in pieno clima da slasher porcellino contemporaneo. Una ragazza scesa nel fiume per fare un bagno viene morsa da un serpente e passa ben poco prima che si trasformi in un mutante e stermini i suoi amici. Un rarissimo serpente velenoso e un siero “anti rarissimo serpente velenoso” producono, attraverso il morso, una schiera di mutanti uomini rettile mossi solo dal desiderio di espansione del contagio.
Una delle differenze tra il cinema giapponese e quello thailandese è che spesso nel primo, all’interno dei film girati in video e per il video, si trovano stimolanti e frizzantissime alternative, nel secondo al 90% solo spazzatura e anche questo Devil Species non fa eccezione. Con un minimo di riserva però; saranno gli effetti speciali altamente gommosi e “particolari”, saranno i colorini acidi, una regia creativa (mortificata da un montaggio disastroso a cui hanno messo “mano” in tre), sarà la protagonista, Leana Christensaint ossia la sensuale dottoressa di Sars Wars, ma alla fine il film si sopporta, si guarda con sguardo ebete e si gusta anche se con una perenne fascinazione da guilty pleasure senza arte né parte. Il film si svolge quasi per intero all’interno di un laboratorio in cui lentamente il contagio si espande provocato da un raro serpente, diffuso da un dottore che fa a pezzi tutte le assistenti di laboratorio. Tenterà di fermarlo sua figlia aiutata da un aitante ragazzone. Con un digitale pervaso da tonalità al neon e effettini di postproduzione molto in stile catIII, Devil Species possiede delle sequenze suggestive sempre in bilico tra il riuscito e il goffo; le apparizioni del dottore mutante dotato di una abnorme testa serpentina e mani a tre dita riesce ad affascinare. Ma è tutto il resto che assolutamente non funziona inclusa la partitura sonora che spesso lascia basiti.
Nel caso di una cernita tra gli straight to video thailandesi questo è uno dei pochi titoli da prendere in considerazione (con le pinze).