Raped by an Angel

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Mark (Marc Cheng) è uno spietato avvocato che nel tempo libero organizza stupri e ricatti, approfittando delle sue conoscenze in campo legale per uscirne regolarmente pulito. Dopo aver messo a segno l’ennesima malefatta ai danni della povera Nam (Ng Suet-Man) dovrà però vedersela con Man (Chingmy Yau), un’amica della vittima che decide di incastrare a sua volta il perfido criminale con l’aiuto di Tat (Simon Yam), bizzarro boss delle triadi.

Partendo dalla sciocca storpiatura del nome di una popolare serie televisiva (ovvero Touched by an Angel), il prolifico produttore Wong Jing scrive, produce e co-dirige quello che si rivelerà uno dei più grandi successi della stagione cinematografica 1993/19941 nonché uno tra i Cat. III più discussi e di cattivo gusto mai realizzati. La capacità dissacrante del cinema di Hong Kong riesce in questo caso a prendersi gioco anche di uno dei mali più temuti dell’epoca, l’AIDS, trasformando l’intera opera in una sorta di mezzo per sensibilizzare lo spettatore all’uso del preservativo – indossato con nonchalance anche dal violentatore prima di esibirsi nelle sue delinquenze – e portando il virus stesso ad essere percepito come una sorta di mezzo punitivo, come esplicato nello spiazzante finale.

La crudezza delle tematiche trattate è fortunatamente tenuta a freno dalla sottotrama principale, da pura commedia sentimentale, che vede protagonista l’immancabile Chingmy Yau (reginetta dell’exploitation cantonese nonchè ex-compagna del regista) e l’altrettanto onnipresente Simon Yam, questa volta curiosamente in un ruolo positivo ma non per questo meno sopra le righe del solito.

Inoltre la regia curata a quattro mani dallo stesso produttore e da Andrew Lau (all’epoca poco più che esordiente) riesce a donare al tutto un aspetto fumettoso e stilizzato, ed è più che esplicativa a riguardo la sequenza – peraltro del tutto superflua – durante la quale lo stupratore si masturba nella quiete del suo appartamento: lo si vede allenarsi nel buio, appeso a testa in giù, finché l’inquadratura non si sposta all’improvviso su un televisore acceso che viene improvvisamente colpito in pieno da un getto di sperma.

Davvero impossibile trattenersi dal sorriso davanti a scene simili, così come risulta difficile prendere sul serio tutti gli ironici intenti che l’opera racchiude, per tutta la sua durata, anche quando il macabro prende il sopravvento sul resto. Nonostante i piccoli e numerosi difetti, si può tranquillamente affermare che Raped by an Angel sia un classico indiscutibile del cinema di Hong Kong. Il film ha avuto la bellezza di quattro seguiti apocrifi, tutti etichettati come Cat. III ad eccezione del secondo (che si rivelerà paradossalmente il più riuscito del lotto). E’ inoltre uscito in alcuni paesi con il titolo alternativo di Naked Killer 2, con l’ovvia intenzione di sfruttare l’onda del successo del cult-movie di Clarence Fok.

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1 Con 13.750.000 HK$ di incasso il film rimane tutt’oggi uno dei Cat. III a sfondo erotico più visti della storia, secondo solo a Sex & Zen con i suoi 18.420.000 HK$ (fonte: www.varietyasiaonline.com)