The Rescue

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Il regista Dante Lam l’aveva anticipato: in The Rescue ci saranno almeno quattro sequenze più eccessive e spettacolari del finale di un classico blockbuster USA. E così è stato.

Tra petroliere in fiamme, camion che cadono in fiumi minacciosi, aerei in caduta libera, continua la sfida al rialzo tra il nuovo ricco e spettacolare cinema cinese e quello USA. Lam, dopo il successo di Operation Mekong e del complesso Operation Red Sea continua il percorso di elaborazione moderna delle dinamiche del cinema spettacolare d’azione ai tempi dell’abuso degli effetti digitali.

The Captain usciva l’anno prima di The Rescue e mostrava le complesse operazioni di un pilota nel tentativo di salvare l’equipaggio e i passeggeri di un aereo in picchiata. E il film si focalizzava tutto lì giostrando -anche abilmente- al meglio le fasi spettacolari per mano di un talentuoso Andrew Lau. Anche in questo film c’è una sequenza del genere, con la stessa tensione, spettacolarità e forse maggiore complessità visiva. Ma è solo una delle tante, una parte del tutto, visto che il film di sequenze del genere riesce ad ammassarne ben quattro. Sequenze che puntellano puntuali le due anime del film; una appunto quella spettacolare e una quella narrativa drammatica che evidenzia i conflitti e le battaglie umane dei singoli personaggi senza risparmiarne nessuno. Per chi è già abituato al cinema spettacolare, al blockbuster (di qualunque paese del mondo)  e alla narrazione mandarina tutto sa di prevedibile e banale.

Ma in questo cinema va preso atto che non manca nulla rispetto ad un corrispettivo americano; questo film è un cinecomics, è un monsterverse, è un Marvel, nulla nei numeri, nei budget, negli incassi è diverso da quel cinema. Se si sta al gioco è quindi un ‘opera di meravigliosa attrattiva, specie in una sala che ne glorifichi al meglio la spettacolarità. Per noi che siamo vecchi romantici e ci allineiamo alle dichiarazioni dei nostri Maestri, tutto questo non è ormai nemmeno cinema. Viene ormai a mancare del tutto la drammaturgia ridotta ad un onere fastidioso da sostenere in virtù di continue scene madri al rialzo. Che Lam – e va detto- gestisce al meglio, scegliendo impronte diverse di regia ad ogni sequenza d’azione, passando da un’attitudine quasi classica nella prima, ad una articolatissima e virtuosistica in quella dell’aereo ad una terza più in soggettiva (con compresenza di action cam e soggettive) in quella finale. Gestire un progetto del genere, certo, non è affatto facile e Lam in questo è ormai un maestro, forte dell’esperienza nell’impressionante Operation Red Sea dove l’abuso del digitale era sensibilmente inferiore.

Abbiamo detto sopra “monsterverse” non a caso visto che il film si incanala tematicamente nel contesto di fortunati filoni giapponesi, specie dell’universo tokusatsu, quelli dei “rescue heroes”. The Rescue non è infatti tematicamente così lontano -ad esempio- dalla serie Tomica Hero Rescue Fire, non fosse altro per l’assenza dei mostri.

Il film infatti mostra la vita quotidiana degli China Rescue & Salvage, equipaggio di salvataggio che con elicotteri, mezzi di trasporto appositi e un nutrito armamentario di gadget salva la popolazione civile nel corso di disastri di elevata entità.

Il film alla fine è stato sfortunato. E’ infatti uno delle vittime del covid-19; pubblicizzato, attesissimo, la sua uscita rimandata ad un anno di distanza ne ha intiepidito l’attrattiva portandogli un incasso inferiore al previsto dopo una giustificata attesa dovuta ai record del precedente Operation Red Sea. Ma è questo il destino delle opere di mercato basate principalmente sull'”hype” e sulla promozione.