Season of Heat

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Season of HeatDiciamolo pure, è uno scandalo che questo film non venga discusso in ogni libro di cinema che si rispetti.
Dovrebbe essere stare accanto ai vari Fellini, Godard, Truffaut. Quando la critica occidentale riuscirà finalmente a superare questo razzismo cinematografico, si apriranno scenari impensabili.
Si parlava, per questo film, di influenza godardiana e soprattutto di Fino all’Ultimo Respiro (1960). Può darsi, sicuramente l’influenza stilistica e in parte tematica della Nouvelle Vague è innegabile. Forte, vivo, viscerale, uno studio sul comportamento umano, insomma un capolavoro.
I personaggi agiscono secondo i loro istinti più violenti, liberi da qualsiasi regola sociale o morale. Il linguaggio filmico è straordinario e in forte contrasto con quasi tutto il cinema giapponese dell’epoca. Subito all’inizio potrebbe dare l’impressione di essere un noir, ma in realtà si rivela un film totalmente fuori dagli stilemi della Nikkatsu. La società rappresentata nel film è allo sbando e con loro i personaggi.

Tra il mare e le periferie degradate si svolge la storia con una intensità che ha dell’incredibile e lo spettatore suda pure lui per il caldo infernale.
Dopo avere seguito i quattro personaggi principali in una trama quasi frammentata, il finale arriva a sorpresa ribaltando ancora una volta quanto detto fino a quel momento.
La colonna sonora jazz è brillante, la regia modernissima, il ritmo frenetico, la fotografia magistrale. Un film unico.