Septet – The Story of Hong Kong

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All’epoca era stato annunciato col titolo di Eight & A Half. Ma poi, venendo a mancare la presenza di John Woo, il titolo è mutato in Septet – The Story of Hong Kong.

Sette registi, un decennio a testa della storia locale, per un episodio ciascuno. In realtà il film non racconta la “storia di Hong Kong” ma sfrutta il periodo storico e sociale per narrare visioni e immaginari del relativo regista. Ringo Lam è poi venuto a mancare prima della distribuzione e il film è uscito postumo (il suo nome sui credits è evidenziato da una grafica). Sette dei maestri, delle figure di riferimento del cinema di Hong Kong della new wave degli ’80 e ’90 si confrontano su lavori sobri ma tutti indicativamente agrodolci. Sette maestri della settima arte.

Inizia Sammo Hung con Exercise, in cui racconta in modo lucido e nostalgico la sua infanzia e i durissimi allenamenti alle arti marziali a cui era sottoposto, con personale cameo in coda.

Segue Headmaster, melodramma sul trascorrere del tempo diretto da Ann Hui e interpretato da Francis Ng.

Si arriva agli anni ’80 con Tender is the Night, la prima regia da quattordici anni a questa parte per Patrick Tam che dirige l’episodio migliore, in cui il suo stile è riconoscibilissimo nonostante una produzione non particolarmente ricca ed elaborata. Ma le scelte cromatiche, la regia sfuggente e la malinconia sono le sue e riempie di gioia ogni suo ritorno al cinema.

Si prende l’attore Yuen Wah (Kung Fu Hustle) e così il maestro della coreografia marziale Yuen Wo-ping (Matrix, Kill Bill, Fist of Legend, Black Mask) dirige Homecoming, vicenda ironica sul gap generazionale tra un anziano atleta e sua nipote.

Palla a Johnnie To per Bonanza, l’episodio più legato alla storia locale, sprofondato tra bolle finanziarie e investimenti, ma che lascia il tempo che trova.

Ringo Lam dirige il suo ultimo lavoro con Simon Yam come attore che interpreta un uomo che torna dopo decenni ad Hong Kong e non ne riconosce più la geografia e la cultura; Astray è un lavoro complesso e articolato, malinconico e funereo ma al contempo un dichiarato atto d’amore alla città.

Chiude Tsui Hark con il delirante Conversation in Depth, autoreferenziale omaggio sentito al mondo del cinema, farcito di tante comparse e amici, inclusi sé stesso, Ann Hui, Lawrence Lau Kwok-Cheong (regista di Gangs Lee Rock) e Lam Suet (PTU).

Septet va preso esattamente per quello che è. Il poter vedere sette lavori di sette delle maggiori figure della settima arte, con grandi attori, visioni di una città e cultura oltre a elementi particolarmente rilevanti come appunto, il lavoro postumo di Ringo Lam e l’atteso ritorno di Patrick Tam.

Nessuno dirige un oggetto di particolare rilevanza tale da metterlo in relazione con le migliori opere prodotte nella carriera ma resta comunque un film da vedere e coccolare per ogni amate del cinema e del ventennio d’oro di Hong Kong. In questo contesto resta una visione imperdibile anche per via della sfilata di star maleassortite contenute in un unico oggetto.