The Aimed School

Voto dell'autore: 4/5
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Nobuhiko Obayashi è sicuramente uno dei registi più interessanti e intelligenti del cinema giapponese degli ultimi venticinque anni. Sperimentatore mai domo, autore di quel capolavoro dell’horror che porta il nome di House (uno degli horror più essenziali degli anni ’70) mai conciliante, mai pago di una messa in scena lineare e classica. La sua morale è la follia e il delirio candido e ludico, la sua messa in scena magistrale e sempre consapevole e competente, il suo immaginario filmico assolutamente originale, pronto ad anticipare molto cinema successivo, anche internazionale. Lentamente le sue opere iniziano a vedere la luce anche in occidente tramite recenti edizioni. Ancora poco, certo, ma la sua filmografia si sta iniziando a contestualizzare. Questo The Aimed School è un film di ambientazione scolastica tratto dal romanzo omonimo (Nerawareta gakuen) di Mayumura Taku.

Protagonista è Yuka (la pacioccona Hiroko Yakushimaru, attrice di Sailor Suit and Machine Gun) studentessa dotata di poteri psichici che mette segretamente a disposizione del prossimo e del ragazzo di cui è innamorata. Un giorno, all’improvviso giunge nella scuola una nuova studentessa anch’essa dotata dei medesimi poteri ma di diversa attitudine di utilizzo; la ragazza non è altro che la messia di un generale alieno la cui epifania tramite eserciti di studenti plagiati in tenute da gerarchi è atta alla conquista del mondo.

Al delirio della narrazione si accompagna tutto lo stuolo delle invenzioni stilistiche ultrapop tanto care al regista; compositing forzati, innesti di animazione tradizionale, effetti dipinti, colori lisergici, tramonti multicolor, oggetti in movimento antigravitante, recitazione sopra le righe stilizzata. E poi una forte pressione della musica che talvolta umile scorre laterale mentre altre volte tracima lungo il corso dell’opera con foga, regalando una straordinaria sequenza “musical” in cui tutti gli studenti della varie discipline scolastiche ballano insieme indossando le relative divise. Insomma, più che un film, un’esperienza, un luna park di visioni e colori, suoni e luci, ormai di sempre più rara presenza all’interno del cinema mondiale. Un’opera magari non perfettamente riuscita e dal ritmo un po’ barcollante ma sicuramente uno spettacolo unico e a tratti imperdibile.
Del film è uscita nel 1997 una nuova versione e una serie TV.