The White Storm 2 - Drug Lords

Voto dell'autore: 3/5

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2013. Benny Chan porta sullo schermo The White Storm, sorta di omaggio al cinema di Hong Kong noir dei tempi che furono; lo fa con manierismo ma innegabile classe, eleganza ed eccesso, realizzando un film sopra la media del periodo e del genere, con un cast convincente e una messa in scena ispirata.

2019, l'annuncio. Entra in produzione The White Storm 2. Ma cambiano tutte le carte in tavola. Resta giusto il titolo quasi a sottolineare di come si tratti di un noir balistico eccessivo.

Ma alla produzione arriva Andy Lau e alla regia Herman Yau (dopo il relativo successo insieme di Shock Wave). E con loro la gang di sceneggiatori affiatati e un martial art director meno talentuoso di quello del film precedente.

Il risultato è quello prevedibile. Ormai il cinema di Yau è totalmente codificato; non importa che film giri nella sua incomprensibilmente prolifica carriera ma che si tratti di un horror, una commedia o un action la regia è sempre uguale. Anonima e priva di sussulti. Stessa riflessione per la sceneggiatura. Sempre mediocre.

Perché l'elemento che potrebbe salvare un film del genere è proprio quello, una sceneggiatura affilata. Invece il film è scritto come una serie tv anglofona, perennemente in bilico tra interessanti trovate e scivoloni inaccettabili, svolte prevedibili, “spiegoni” e infinite leggerezze.

Certo, in passato e all'interno del genere non era forse la sceneggiatura ma lo stile a fare la differenza ma come suggerito, qui non c'è nemmeno quello.

Cosa rimane? Giusto l'eccesso. Che resta l'unico punto di forza del film. Il suo avanzare per episodi e scene madri volte all'accumulo, sequenziali, cicliche, ripetitive, reiterate, come in un Alita qualunque.

Va certo ammesso che la folgorante sequenza finale, esagerata, finanche surreale funziona, l'alchimia tra due attori pesi massimo come Louis Koo e Andy Lau pure, ma tra una caotica color correction, un cameo di Sam Lee che dura otto secondi, quella perenne messa in scena da fiction e sequenze action troppo spesso coreografate in maniera svogliata, quasi da pre new wave, il film lascia un prevedibile ma deluso amaro in bocca.