The Girls Rebel Force of Competitive Swimmers

Voto dell'autore: 3/5

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Cos’è questo strano oggetto anomalo e accattivante? Esattamente quello che promette il titolo e il bel poster: un fanservice dato in pasto ad un gruppo di attrici/pornostar sempre inquadrate raso [e sotto] la marinaretta, qualche seno gigante siliconato, sequenze saffiche in abbondanza, spruzzatine di sesso, un pizzico di azione e fiumi di sangue, virus e zombie.
Dall’Asia in generale e dal Giappone in particolare il filone zombesco continua di tanto in tanto a regalare qualche sussulto alternato a schifezze colossali e prodotti di mezzo. Questo film, di onesto intrattenimento, comincia un po’ a puzzare e fa sospettare ragionevolmente come ci sia ormai una produzione locale di prodotti weirdi destinati più ai palati in cerca di esotismo e ultraviolenza occidentali che altro. Titoli come questo, come Meatball Machine, The Machine Girl (e tutta la ciurma dei Sushi Typhoon) sembrano fatti più per noi che per loro, nonostante questo “coso” non giunga ai livelli di finezza e stile degli altri titoli già citati ma si blocchi ai livelli di uno Yamanouchi medio e meno morboso stile Kyoko vs Yuki. Preso per quello che è funziona eccome; accettato l’esiguo budget che a sua volta genera esigui effetti non a scapito di una buona resa visiva il film è godibilissimo. Se si accettano le premesse il film non delude. Sul piano sexploitativo i sussulti non mancano, lo splatter abbonda anche se i dettagli espliciti sono sempre lasciati sul fuori campo e dell’effetto si mostra il “pre e post”, mentre quelli digitali sono talmente poveri che faticano a creare una diegesi convincente, anche se il finale –che ci duole anticipare- in cui la protagonista spara raggi laser dalla vagina facendo esplodere il villain di turno ha una certa efficacia.

Una nuova studentessa giunge in una scuola e si iscrive ad un corso di nuoto. L’edificio è preso di mira da un criminale che lo infesta con un virus che trasforma tutte le studentesse e i docenti in zombie mentre le uniche ad essere immuni sono le ragazze del club di nuoto visto che l’acqua della piscina ha capacità immunitarie contro il virus. Armate della loro divisa (il costumino da bagno, uno dei tanti "feticismi" del pubblico giapponese) e di mazze rudimentali partiranno alla guerra capitanate dalla nuova arrivata che è in realtà una guerriera ex amante del creatore del virus fuggita dal laboratorio militare.

Un paio di colpi di scena finali lasciano il segno e il finale laser-vagineo è di quelli che rendono piacevolmente sorpresi anche gli spettatori più preparati.
Il resto è una sciocchezza gore ben diretta che soffre e stride solo nelle goffe sequenze action in cui ovviamente una pin up maggiorata nulla può rispetto ad una reale e necessaria atleta. Basso budget, occhio lungo, cura della resa visiva, un paio di maggiorate e qualche idea salda. Questi gli ingredienti di un microscopico film ideale per sopire o molestare le quieti notti ormonali primaverili.

Nota: Il film viene talvolta definito come il secondo capitolo di un’ipotetica saga zombesca denominata “Nihombie” di cui questo film rappresenta il secondo capitolo, preceduto da Zombie Self-Defence Force (del regista di Stacy) e seguito da High School Girl Rika: Zombie Hunter.