No Borders No Limits


No Borders No Limits

Nikkatsu Action Cinema

Nel 2005 il buon Mark Schilling organizzò all'annuale edizione del Far East Film Festival di Udine una rassegna per narrare parzialmente la storia della Nikkatsu. Sette anni prima che la più longeva casa di produzione cinematografica giapponese decidesse di autocelebrarsi per il suo centenario con un tour di suoi film rappresentativi in giro per il pianeta, il festival nostrano procedeva alla riscoperta dei classici del noir che ne consolidarono la fama. A parte la punta di orgoglio nazionale per una manifestazione che fu precorritrice nella riscoperta di certo buon cinema quello che rimane è proprio l'ottimo lavoro di ricerca fatto dal curatore.

Il volume No Borders No Limits è proprio figlio di quella esperienza come spiegato nell'introduzione dallo stesso autore. Si tratta di un agile volume circoscritto prevalentemente al periodo che va dall'immediato dopo guerra fino ai primi settanta, quando una Nikkatsu in crisi decise di chiudere molte sue filiali e dedicarsi esclusivamente al cinema erotico. Più esattamente si occupa di tutte le evoluzioni della loro linea Akushon (アクション), la versione katakana dell'inglese action e di tutte le sue declinazioni come il Mudo Akushon (Mood Action), una personale e melodrammatica rielaborazione degli stilemi del genere in qualche modo vicina alla francese e contemporanea Nouvelle Vague, ma anche del Mukokuseki Akushon (Borderless Action) e del Nyu Akushon (New Action). Dopo aver tracciato la storia della casa di produzione in maniera incredibilmente esaustiva pur essendo contenuta in meno di quindici pagine, Schilling passa in rassegna i talenti principali della Nikkatsu tra attori e registi con l'aggiunta di due succose interviste con Shishido Jo e Masuda Toshio entrambi presenti al sopra citato Festival. E di fatto il libro è una versione espansa del catalogo prodotto dal Centro Espressioni Cinematografiche in quell'occasione: Né Limiti, né Confini. Il mondo della Nikkatsu Action.

Il risultato finale è una lettura fondamentale che serve a portare alla luce tanto cinema spesso ignorato dai grandi critici che esaminarono pionieristicamente la cinematografia nipponica come Donald Richie o Joan Mellen e lo fa in maniera diretta e immediatamente comprensibile. La consultazione è facilitata dalla struttura a schede con tanto di filmografia e sebbene parzialmente mostri il fianco con la ripetizione di alcuni passaggi da parte dell'autore, si rivela uno strumento perfetto per muoversi in una filmografia pachidermica. Sullo spessore critico di Schilling, che tra l'altro si muove nel suo territorio prediletto, vi è certezza e i veloci, ma incisivi, commenti lasciano sperare che un giorno troverà il tempo di ampliare questo tomo passando ad una struttura più vicina ad un dizionario del cinema.