Siraphan Wattanajinda


Siraphan WattanajindaAttrice.

 

 

Avevamo già ammirato il suo talento nel film Dear Dakanda ed era attualmente in Italia per presentare l’horror The Unseeable, del talentuoso e noto regista Wisit Sasanatieng (Citizen Dog, Le Lacrime della Tigre Nera). Abbiamo incontrato la giovane attrice Siraphan Wattanajinda nel corso del 9° Far East Film Festival di Udine. Disponibilissima, si confessa ai nostri microfoni in questa intervista fiume.

 

Asian Feast: La recitazione nel film è molto intensa, volevo capire se il regista ha diretto voi attori in modo rigido, o se vi ha lasciato libertà nell'interpretazione.

Siraphan Wattanajinda: In realtà il regista spiegava quello che voleva da me, ma alla fine era una specie di supervisione. In fondo mi ha lasciato esprimere, recitare, pensare come volevo io. Poi ovviamente in alcuni casi chiedeva di rifare da capo oppure diceva che la ripresa era ok. L'unico problema era che tutti, per le mie scene, mi lasciavano da sola, non c'era mai nessuno con me. C'ero solo io e il fonico con il boom. Quindi io giravo le scene, e non c'era nessuna persona attorno, era come essere completamente sola nella casa.

AF: E per quanto tempo, solitamente?

SW: Molto, molto tempo. Oltretutto il regista per spaventarmi mi raccontava sempre strane storie a proposito della casa. Credo fosse per tenere alta la tensione. Mi raccontava aneddoti e storie strane, sulla location, cose spaventose.

AF: Ma le ha fatto credere che la storia fosse vera?

SW: No, non la storia del film, ma cose successe in quella casa. Alla fine avevo paura persino a dormire da sola nell'hotel. Credo che questa sia stata la prima e l'ultima volta che reciterò in un horror movie. Non sono mai stata tranquilla...

AF: Prima di questo film lei si è trovata a recitare un ruolo differente, melodrammatico, in Dear Dakanda. A parte l'esperienza un po' traumatica che ci ha appena raccontato, come si è trovata su un set completamente differente? E inoltre, sempre parlando di recitazione, quali ruoli le piacerebbe interpretare?

SW: A me piacerebbe recitare in melodrammi, in ruoli più drammatici. Anche Dear Dakanda, in fondo, non è molto drammatico, è malinconico, ma è una storia d'amore. Insomma, mi piacerebbe recitare qualcosa di drammatico.

AF: Ora in Thailandia la sua fama sta aumentando. Volevo capire come si sente in questa situazione, e se la notorietà influisce molto nella sua vita di ogni giorno.

SW: Alla fine la mia fama non è talmente elevata da avermi cambiato radicalmente la vita. Mi sento comunque una persona che fa una vita normale, in cui il set è il mio lavoro. Ogni persona ha una vita e un lavoro, e il mio lavoro è recitare, per cui non mi sembra di vivere diversamente da chiunque altro.

AF: Oltre al cinema, lavora anche a livello televisivo, per pubblicità, eventi mondani o altro?

SW: Sì, soprattutto dopo questo secondo film. Sono spesso stata invitata a trasmissioni televisive, ma anche chiamata da magazine per sessioni fotografiche. Ho fatto anche spesso da modella in vari eventi. Ora si può dire che sono considerata una “categoria A”, se ci fosse una sorta di categorizzazione della "fama" di un personaggio pubblico. Adesso ad esempio, in Thailandia, si ha molta più visibilità in televisione che al cinema, per cui anche per gli attori giovani è fondamentale apparire in televisione. Quindi più uno diventa famoso più lo chiamano in televisione, è normale così. L'unico problema è che come star cinematografica mi trovo in gran difficoltà a scegliere personalmente dove andare e ad uscire da sola quando voglio. Essendo sotto contratto sono obbligata a rispettare tutti i miei impegni. E oltretutto ora è anche più difficile passare inosservata, per cui credo questa sia l'unica grossa perdita.

AF: Ultimamente, sappiamo, si è intensificata molto la censura nella cinematografia thailandese. E' a conoscenza di eventuali problemi di censura in cui è incorsa questa pellicola?

SW: No, no, nessun problema, perchè comunque è un film molto tradizionale, in fin dei conti.

AF: Nel film ci sono moltissimi riferimenti alla religione, come le offerte votive al tempio, o elementi folklorici come la storia del vampiro che succhia il sangue ai bambini. Volevo sapere quanti di questi elementi sono presi direttamente dalla tradizione thailandese, e se sono cose conosciute a tutti, oppure se inventate appositamente per il film.

SW: Tutto quello che si vede nel film, o comunque la maggior parte, sono credenze comuni ai thailandesi. Ogni famiglia thailandese, conosce queste storie. Sono tradizioni molto, molto antiche, che tutti credono potrebbero comunque accadere. Tuttavia non intendo dire che tutti ci credono ciecamente, sono quasi delle paure antiche, che continuano a vivere nelle storie e nelle credenze delle persone.

AF: Oltre a lei, anche il regista è passato all'horror provenendo da generi molto differenti. Conosce qual'è stata la reazione della critica a questo radicale cambiamento del regista?

SW: La cosa importante nei film non è il genere, ma la qualità, la buona qualità di un film. Per cui, anche per la critica e il pubblico, non importa se un regista prima faceva film di un genere differente, poiché sia prima che adesso i film sono film di ottima qualità. Quando il film è uscito, se ne è parlato molto, ma se ne è parlato bene, poiché comunque è un film fatto molto bene, nonostante non sia il genere a cui il regista ci ha abituato.

AF: Ha particolare desiderio di recitare con qualcuno o essere diretta da qualcuno in particolare?

SW: No, non mi interessa recitare con qualche attore in particolare o un regista particolare. Quello che mi interessa è poter recitare in un film la cui storia mi piace, poter fare sempre film in cui mi sento a mio agio.

Foto di Marco Tregambi: