Cane che Abbaia Non Morde

Voto dell'autore: 4/5

VOTA ANCHE TU!

InguardabilePassabilePiacevoleConsigliatoImperdibile (3 votes, average: 4,00 out of 5)

Nello è molto povero e vive col nonno. Porta ogni mattina il latte in città con un carretto trainato dal suo cane Patrasche. Il giovane è molto dotato nel disegno e partecipa a un concorso immeritatamente vinto dal figlio di un riccone. Viene poi accusato ingiustamente di aver dato alle fiamme la proprietà del padre della sua amata, il quale disapprova il loro amore. Dopo aver perso il nonno e la sua casa riesce fortunosamente a rifugiarsi nella Cattedrale di Anversa. Nello e il suo fedele cane vengono ritrovati il giorno di Natale morti assiderati davanti al trittico di Rubens.

Questa però non è la trama di Barking Dogs Never Bite, bensì quella de Il Cane delle Fiandre (1872) della scrittrice inglese Marie Louise Ramée.

Il motivo della sua presenza in questa sede è presto detto: il titolo originale del film di Bong è lo stesso. Il racconto di Nello e Patrasche è molto popolare in Asia, avendo ricevuto numerose riduzioni televisive e il regista, probabilmente un giovane spettatore della serie animata nipponica del ’75, ha voluto tracciare un ironico parallelismo tra il suo protagonista e Nello.

Entrambi sono vittime di un sistema corrotto che privilegia i più potenti, ma sono le discordanze fra i due a sottendere un arguto umorismo: da una parte il classico orfanello tutto buoni sentimenti e sventure, dall’altra un aspirante professore decisamente opportunista, vittima sì di svariate disavventure, ma anche consapevole di come gira il mondo. Yeon-joo, pur disapprovandolo, si adopera per entrare nel sistema ad ogni costo ed è frustrato dal rimanerne escluso. Ma, soprattutto, odia i cani.

Il film si apre con una telefonata a un amico in cui il protagonista dichiara di essere vicino all’esaurimento per il continuo abbaiare del cane dei vicini. Seguono le sue maldestre peripezie finalizzate a sbarazzarsi della povera bestiola, nel corso delle quali facciamo la conoscenza di una serie di simpatici personaggi di contorno. A cominciare da una impiegata insoddisfatta interpretata da Bae Doo-na, sempre spassosa nelle sue faccette imbarazzate; la sua Hyeon-nam ha una morale apparentemente ineccepibile che la spinge ad aiutare il prossimo, anche se in realtà è mossa da una volontà di riscatto e aspira a realizzare improbabili sogni di successo e gloria. Memorabile anche il custode, in particolare quando narra le vicende di Boiler Kim, complice anche una suggestiva fotografia. Incontriamo anche la moglie gravida di Yeon-joo, di primo acchito una prepotente che tiranneggia il marito ma che rivela poi di saper fare sacrifici per il bene della famiglia.

Le prospettive cambiano spesso in Barking Dogs, le persone vengono mostrate sotto diverse angolazioni, le aspettative di chi guarda vengono disattese, le idee preconcette rimesse in discussione, solo che tutto avviene in modo molto fluido e naturale, senza dare eccessivo rilievo alla cosa tramite scene eclatanti o proclami altisonanti. 

Anche per quanto riguarda la regia, l’esordiente Bong segue una linea minimalista, sebbene non rinunci a personalizzare la pellicola col suo stile già maturo fatto di invenzioni, divertenti siparietti e riprese sapienti (bello il dolly zoom nei bagni col cameo del regista Im Sang-soo!). Bisogna poi ammettere che, per essere al suo primo film, il regista coreano non si tira indietro davanti ad argomenti piuttosto scomodi, quali il sistema corrotto dell’istruzione universitaria e il consumo di gaegogi, la carne di cane. Premesso che questo alimento, presente nella cucina tradizionale, oggi è considerato dalla maggior parte dei coreani un tabù, in Barking Dogs Never Bite connota in modo grottescamente umoristico un paio di personaggi, innesca diverse gag e costituisce il motore per buona parte della trama.

Gli esterni del film sono girati in uno di quei palazzoni-alveare dai quali l’abitante medio di una megalopoli come Seul vorrebbe tanto poter fuggire, ma il calore trasmesso dai personaggi e la vivacità delle riprese lasciano trasparire una sorta di amore per i luoghi trattati che si alimenta con l’aspirazione a trovare armonia e calore umano (magari senza riuscirci).

Bong ha dato prova nei primi corti di possedere sagacia e creatività in egual misura e negli anni ha stretto rapporto con diversi amici registi; l’atmosfera nell’ambiente è calda e numerose sono le collaborazioni, soprattutto in fase di scrittura. Bong lavora alla stesura del copione del fantathriller Phantom The Submarine e di Motel Cactus, un piccante film a episodi con aspirazioni artistiche e sfarzosamente fotografato da Christopher Doyle.

Barking Dogs si colloca temporalmente in un periodo assai fervido e florido per il cinema coreano. È l’anno in cui colleghi illustri realizzano capolavori del calibro di The Foul King, Joint Security Area e Peppermint Candy.

Questa piccola commedia nera non è da meno. Sprizza simpatia e disillusione al contempo, è costellata di abbellimenti stilistici e narrativi, scenette di contorno, dialoghi brillanti, inquadrature suggestive, riuscendo al contempo a mantenere un’apparenza dimessa e un clima da slice of life – complici anche le musichette da commedia – ma in realtà sottende e rimanda a disagi e malumori universali che scaturiscono dalla convivenza metropolitana.