Mummy Dearest

Voto dell'autore: 2/5

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Terza parte della ideale trilogia "horror" di Ronny Yu (The Bride with White Hair, Freddy VS Jason) composta da The Trail e The Occupant, possiede un cast praticamente identico a quello del film precedente. Il risultato di perseverare nel frequentare pessime produzioni raffazzonate della Cinema City porta ad uno dei peggiori film del regista, ma al contempo ad uno dei più fortunati al botteghino. E’ questo il destino di questa casa di produzione, creare film spesso davvero inguardabili, calderoni di elementi mescolati a caso all’interno di lunghi brainstorming tra un nucleo collaudato di amiconi, spesso incredibili successi almeno fino all’avvento del cinema di Stephen Chow.
E dire che la performance di Alam Tam è quasi memorabile, potenzialmente un Patrick Bateman di American Psycho ante litteram, dolcissima e convincente Joan Teng ma il resto delle performance maschili sono irritanti e insostenibili come spesso accade nei film di questa casa di produzione. I titoli di testa in stile videoclip sono intriganti, il primo omicidio suggestivo, il duetto con lo psicologo molto intenso (peccato che quel personaggio scompaia subito inspiegabilmente), alcune sequenze interessanti ma poi il film si infila nell’ambito della totale insostenibilità; incomprensibili gli obiettivi dei narratori.

Lee Kam Lun (Alan Tam) è legato da un affetto morboso a sua madre da quando ad otto anni suo padre tossicodipendente l’aveva maltrattata davanti a lui. Una notte in un club nota un drogato che picchia la madre e, più o meno volontariamente lo uccide annegandolo nel water. Inizia così a diventare un serial killer che uccide chi maltratta le madri. Ma solo per venti minuti. Dopodiché il film segue la storia della polizia che gli dà la caccia. Più tardi la narrazione vede un vecchio poliziotto che per catturarlo circuisce sua madre. E avanti per noiosi blocchi narrativi a comparti stagni fino alle battute finali tutto sommato piacevoli.

Fortunatamente il regista darà una sferzata alla propria carriera, cambierà casa di produzione e inizierà a dirigere film  più dignitosi; infatti il successivo è il classico del noir balistico Legacy of Rage. Ma la sua carriera resterà sempre assai discontinua.
Tra gli assistenti alla regia notiamo Stanley Kwan mentre le scenografie sono ancora di Tony Au.