Stray Cat Rock: Wild Jumbo

Voto dell'autore: 4/5

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Dopo il brillante primo capitolo, Stray Cat Rock: Delinquent Girl Boss, era  difficile sperare in un sequel degno. Sequel solo nominale, inoltre, visto che ogni capitolo, nonostante mantenga un cast continuo, non ha legami diretti con gli altri film.

Alla regia di questo Wild Jumbo interviene Toshiya Fujita che dirigerà due dei cinque capitoli (gli altri tre toccheranno a Yasuharu Hasebe) forte di alcuni passati successi a fine anni ’60. La riuscita del film è il tagliare ogni legame con il predecessore, dal contesto urbano all’umore interno; via i club e la zona urbana, via le donne combattenti e le moto.

La resa finale sembra quasi ricordare più una commedia all’italiana dei ’60 in stile Il Sorpasso con una gang di cialtroni perdigiorno, in “sella” alla loro jeep che vagano per un Giappone post bellico, tra spiaggette affollate e zone industriali abbandonate, frammiste a desertiche sezioni rurali.

Furti, libertà, musica, il ritrovamento di una cassa di armi e il tentativo di furto ai danni di una setta religiosa; “rubiamo loro i soldi che rubano ai fedeli”.

Le donne rappresentano il “filtro” narrativo, tra la ricca sinuosa e armata di psicologia affilata e l’”attiva” del gruppo (un giovanissima Meiko Kaji). L’inventiva della messa in scena è pari a quella del predecessore, tra freeze frames, accelerazioni (tutto il cambio di una gomma che corre rapido), nuvolette dei fumetti sullo schermo, inquadrature arditissime e mille altre invenzioni.

La regia è solamente meno pop e patinata, più sporca dovendo aderire ad un contesto spesso all’aperto e rurale, a differenza dell’estetica al neon del primo capitolo. Ottima prova di attori, e alto tasso di pionierismo. Un film meno interessante quindi a livello tecnico ma superiore per intensità e narrazione. Assolutamente consigliato, tra le gemme buone del “filone”.