The Contact

Voto dell'autore: 3/5

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Uno dei periodi che di più hanno segnato il cinema coreano sono sicuramente gli anni Novanta, ovvero quelli che hanno portato all’inizio del cosiddetto Nuovo Cinema Coreano. Con l’ingresso delle Chaebol (conglomerati industriali) nell’industria e il debutto dei grandi registi coreani contemporanei, gli anni 2000 sono stati preceduti da cambiamenti epici, che hanno portato la cinematografia del paese del calmo mattino ai livelli odierni. Tuttavia, non fu solo grazie ai grandi capitali e alle interessanti opere dei cinque grandi autori contemporanei a rendere possibile il magico cambiamento del cinema coreano. Tra le varie pellicole infatti, oltre ai film di gangster, agli horror e ai cosiddetti blockbuster coreani, ci sono opere come The Contact, le quali hanno saputo descrivere molto bene la società coreana che andava mutando drasticamente.

Prima di parlare del film occorre dire due parole sul regista dell’opera, Chang Yoon-hyun. Entrato negli ambienti cinematografici indipendenti, Chang si dedicò al cinema politico e sociale, dirigendo insieme al famoso gruppo chiamato Jangsan Gotmae pellicole come O Dreamland del 1989 (conosciuto anche come Oh! my dream country) dove ci sono riferimenti ai movimenti democratici di Gwangju e The Night Before the Strike del 1990, dove si parla di scioperi e della condizione dei lavoratori delle fabbriche del paese.

The Contact dunque, è il vero debutto del regista, che cambia completamente argomento e si dedica al melodramma contemporaneo arricchito da triangoli amorosi e da protagonisti che si avvicinano alla vita del nuovo millennio. Qualche anno dopo Chang girerà il thriller-horror Tell me Something (1999), dimostrando ancora una volta di sapersela cavare discretamente con un altro tipo di genere cinematografico.

Ma torniamo a The Contact. In una malinconica e quasi sempre notturna Seoul degli anni Novanta, Soo-hyeon (interpretata da una giovanissima Jeon Do-yeon) e Dong-hyeon (interpretato da un altrettanto giovane Han Suk-kyu) vivono rispettivamente le loro vite da giovani impiegati. Lei lavora per un’azienda di shopping online, lui per una stazione radiofonica in cui si occupa di scegliere la musica per gli orari notturni. Ancora attaccati a un amore che hanno perso o che non potranno mai avere, i due entrano in contatto casualmente tramite delle chat di internet, creando così i presupposti per un eventuale incontro finale.

Non è un caso che nell’anno in cui uscì, il film in questione arrivò secondo al botteghino con circa 675.000 biglietti venduti, e che ai Grand Bell Awards si aggiudicò il premio come miglior film. The Contact infatti ha la grande capacità di catturare appieno la società coreana di quei tempi. In un’era in cui l’utilizzo di internet, telefoni e cercapersone diventava sempre più all’ordine del giorno, e con le sue immagini di guide notturne per la città accompagnate da un tipo di musica molto rilassante (potremmo anche usare l’inglese smooth), questa pellicola seppe toccare le corde interiori dello spettatore coreano dell’epoca, anch’esso ormai sempre più coinvolto in un tipo di vita quotidiana che iniziava ad usare nuovi mezzi di comunicazione, i quali a loro volta portavano inevitabilmente all’isolamento e all’allontanamento degli affetti veri e propri, e dunque all’assenza dei contatti tra persone, come il titolo dell’opera suggerisce. 

Probabilmente influenzato anche da Wong Kar-wai (che in quel periodo era molto popolare in Corea) e sebben non sia esente da difetti, The Contact ha l’abilità di mostrare la crescente solitudine dei coreani, il loro comunicare attraverso i suddetti nuovi metodi di comunicazione (tra cui possiamo aggiungere fotografie e radio), e il cercare di iniziare a convivere con le nuove tecnologie.

Infine, come opera importante del Nuovo Cinema Coreano, The Contact può essere anche considerato significativo in quanto fu tra i primi a mostrare sullo schermo in Corea una delle grande caratteristiche della nostra contemporaneità, ovvero il possibile incontro tra persone sconosciute attraverso la rete.