The Lady Avenger

Voto dell'autore: 4/5

VOTA ANCHE TU!

InguardabilePassabilePiacevoleConsigliatoImperdibile (1 votes, average: 3,00 out of 5)

Come già scritto nella recensione di Never too late to Repent, alla fine degli anni ’70 il cinema di Taiwan vede un alleggerirsi della censura cinematografica e quindi la possibilità di esprimersi attraverso tutta una serie di libertà fino ad allora inusitate. Ecco che in pochissimi anni escono una moltitudine (si parla di più di 100) di film contenenti tematiche fino ad allora totalmente impensabili, dalla malavita al sesso, alla violenza, al tema della vendetta.

Si viene anche a delineare un filone interamente basato su donne particolarmente forti e combattive, e in cerca di vendetta. Questi film, spesso pensati per il mercato di Hong Kong e in un certo senso paralleli ai temi già sfruttati nell’ex colonia inglese (e talvolta con attori comuni) mostrano storie fin lì inusuali e con attrici decisamente note; si va da Cheng Pei-pei in Lunatic Frog Women (Tso Nam Lee, 1982) fino a Brigitte Lin in Golden Queen’s Commando (Chu Yen-ping, 1982). Ma non sono pochi i casi di rape and revenge come il film di cui stiamo parlando o addirittura film del filone “women in prison” come Rainbow Force (Cheung Chi-chiu, 1982) o horror come Devil Return (Chen Yao-chi, 1982).

Era un cinema che si diluiva da temi e immaginari di stampo giapponese, paese all’avanguardia in questo senso, con un nutrito filone estremamente vario e sfaccettato, ribattezzato in occidente con il nomignolo di “Pinky Violence”.

Questo The Lady Avenger è un film diretto da una regista attivamente attenta alle narrazioni di istanze femminili (suo anche il noto documentario del 1998 A Secret Buried for 50 Years – A Story of Taiwanese “Confort Women” con il quale ha vinto il premio come miglior documentario ai Golden Horse Awards) e si inserisce nel filone del “rape and revenge”, toccando in maniera a volte grossolana molti temi estremamente attuali; abusi e violenze nei confronti delle donne, ma anche quello delle umiliazioni da subire nel corso dei processi a carico degli aggressori, oltre all’immunità legale dei ricchi e potenti.

Yang è un caso straordinario di pioniera cinematografica che è riuscita a farsi strada all’interno del difficoltoso cinema di Taiwan in tempi non sospetti con una personalità spiccata e dirigendo film estremamente liberi e di impatto in un periodo che stava assaporando per la prima volta alcune libertà del tutto innovative.

Protagonista è una giornalista che indaga su casi di stupro (e morte) seriale e finisce vittima di abusi multipli fino ad optare per la vendetta sanguinaria. Ad interpretarla l’intensa Lu Hsiao-fen, simbolo attivo del periodo e del genere (presente anche in The Anger, On the Society File of Shanghai, Kill for Love e altri) ma anche in film intimi come Song of the Exile di Ann Hui.

La parte di vendetta occupa principalmente una ridotta sezione finale mentre la prima si muove tra continui estenuanti abusi ripetitivi, dramma della protagonista e un pizzico di tematiche femministe.

La regia è sicuramente più raffinata rispetto a Never too late to Repent, di un anno precedente, offre sequenze di estrema violenza inimmaginabile fino a pochi anni prima anche se sul finale prorompe in una gratuita citazione di Shining uscito da appena un anno. Visto oggi il film può apparire goffo e di maniera ma mantiene tutta la carica eversiva e la potenza deflagrante che doveva possedere già all’epoca. Purtroppo nonostante alcune circuitazioni avvenute recentemente (intorno al 2020, nota per i lettori e studiosi futuri) e il recupero di alcuni film del genere e di questo periodo, le copie circolanti sono comunque di una qualità ai limiti della percettibilità, difficili da analizzare e studiare, ennesima prova di come l’intero patrimonio cinematografico sia in pericolo se non addirittura perso per sempre, almeno in parte. La regista si è mossa in diversi ruoli all’interno dell’industria cinematografica collaborando con alcuni autori estremamente referenziati come Li Hsing, Pai Ching-Jui e Chen Yao-Chi.