New World (Shinsekai Story)

Voto dell'autore: 3/5

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Si avvicina il Natale a Pechino: fra le luci sfavillanti delle superstrade e dei grattacieli seguiamo una giovane carina e annoiata che chiede al suo fidanzato, un giovane “riccone”, di partire per Osaka per festeggiare romanticamente, come una griffata coppia europea. Fra una telefonata e l’altra d’affari il businessman, spazientito, le lancia la carta di credito per andarci da sola. Coco, indispettita, parte, dopo aver contattato l’amica Ivy che è emigrata ad Osaka. Si trova così catapultata al NEW WORLD, in realtà nel vecchio mondo trasandato e pericoloso del quartiere Shinkesai, zona Minami della città giapponese. Ivy lavora in un locale un po’ equivoco, ma ha amici buoni e fidati, fra i quali Masanobu, che ha deciso di affittare una camera per arrotondare il magro bilancio degli anziani genitori. Potrebbe essere una soluzione per il Natale esotico della giovane pechinese a Osaka e un’occasione di guadagno per lo studente giapponese. Ma Coco, che aspira ad un hotel lussuoso e ultramoderno, abbandona inorridita la stanza spartana e dignitosa e si ritrova con il suo trolley  coloratissimo e il suo cellulare super kawai in un’avventura pericolosa nella notte di Shinkesai. Conoscerà il lato oscuro dell’immigrazione cinese,  la disperazione di donne ricattate da usurai senza scrupoli, ma saprà tirar fuori coraggio e audacia (e le “amicizie” importanti del fidanzato) per aiutare i nuovi amici giapponesi da cui era fuggita e un bambino cinese. Non solo inseguimenti notturni negli angoli malfamati del NEW WORLD, ma anche insperati momenti di pace davanti ad un piatto di ramen fumanti, e alfine un Natale non di shopping, ma di gioia con gli amici, e di nostalgia per l’amica immigrata che non può tornare a Pechino (comprendiamo dalle foto  che è stata fra gli studenti di Piazza Tien'anmen nel 1989: inquadrature preziose, la censura non si è mai allentata in Cina).

Il regista Lim Kah-Wai, (1973), sino-malese, vive a Kuala Lumpur, ha studiato all’Università di Osaka e alla Beijing Film Academy, ha lavorato nella crew di Missing (2008) del grande Tsui Hark,  parla inglese, cinese, cantonese, giapponese e malese. Come il malese è stato storicamente la lingua franca tra le persone di diverse razze e nazionalità, la Malesia si sta rivelando un luogo non-luogo di confluenza di culture (non solo nel cinema, come dimostra l’affascinante libro di Tan Twan Eng, The Garden of Evening Mists, vincitore del Man Asian Literary Prize 2012). Lim Kah-wai si  può definire fratello di Tsai Ming-Liang e Hou Hsiao-Hsien. Il suo film si inserisce nel flusso fecondo e affascinante fra le culture giapponese e cinese di autori come Kurosawa Akira, Miike Takashi, Hou Hsiao-Hsien, Wong Kar Wai, Johnnie To, Derek Yee, Shan Sa e Inoue Yasushi.

Come la pechinese Coco viene scambiata da turisti cinesi per “una ragazza giapponese molto bella”, anche questo film giapponese di un regista sino-malese (in tempi di rinnovata crisi fra i governi per le contese isole Senkaku/Diaoyu ) ha qualità orientali che vengono da molto lontano quando la Cina e il Giappone si scambiavano tesori di cultura: l’eleganza che si respira nelle immagini e nei dialoghi semplici, l’innesto di azioni veloci su un canovaccio di tranquillità quotidiana.  La pensioncina  e il quartiere Shinkesai incutono una terribile mestizia alla protagonista, che adora il nuovo, la ricchezza e il lusso della nuova Cina. “Come siamo cambiati!”, urla il  povero pechinese al quale hanno raso al suolo la vecchia casa nell’hutong per costruire un grattacielo nel corto di Chen Kaige, 100 Flowers Hidden Deep (Ten Minutes Older: The Trumpet, 2002).
Forse Lim Kah-wai, saggiamente, vuol ricordarci che le case e le persone che sembrano vecchie e superate (nel film c’è anche un nostalgico comunista giapponese) e che non hanno glamour nella Cina che vuol sorpassare il Giappone e l’Europa, racchiudono in sé lo "hiesabi", le risonanze di splendore di un tempo (Sagiyama Ikuko).
Cinema indipendente e  luminoso, film corale, ottimo cast sino-giapponese, colonna sonora (Albert Yu) perfetta. Merry Christmas, Miss Coco!