23° River to River Florence Indian Film Festival


(07 dicembre – 12 dicembre 2023)

2023, ventitreesimo River to River Florence Indian Film Festival, l’unico evento cinematografico in Italia che esplora il volto dell’India contemporanea. E lo fa anche quest’anno proponendo alcune carte di elevatissima caratura. Già lo scorso anno avevamo incontrato e intervistato il regista (e attore, ultimamente l’abbiamo visto in cameo nel buon Leo di Lokesh Kanagaraj) Anurag Kashyap di cui trovate l’intervista all’interno del nostro sito.

Quest’anno sicuramente la punta più alta dell’evento era un’altra presenza d’eccellenza, quella della superstar Abhishek Bachchan; figlio del divo assoluto del cinema indiano, Amitabh Bachchan (figura evocata e citata anche dentro al film The Millionaire di Danny Boyle) ha già una nutrita carriera alle spalle che parte dal 2000, diviene volto centrale della serie cinematografica di successo Dhoom, a fianco del padre nell’ottimo Sarkar di Ram Gopal Varma, in Yuva di Mani Ratnam, presentato anche al Festival del Cinema di Venezia nel 2004, dove lo vedemmo in anteprima, e infine quest’anno, come comparsa speciale in Bholaa di Ajay Devgn, remake del fortunato Kaithi, in cui interpreta uno sfregiato super villain.

Era al Festival con la prima italiana del suo ultimo film: la storia di sport e riscatto al femminile Ghoomer al fianco del regista R. Balki.

Al Festival anche l’attore Suraj Sharma (How I Met Your Father, Happy Death Day 2U),  coprotagonista nel film 4 volte premio Oscar e trionfatore ai Golden Globe Vita di Pi. Sharma è stato poi al Festival con l’anteprima del nuovo lavoro Gulmohar, saga familiare firmata dal cineasta Rahul Chittella.

Ma eravamo a Firenze anche e soprattutto per incontrare un’altra grande figura di veterano del mondo del cinema, l’attore Adil Hussain, pluripremiato e apprezzato dal pubblico internazionale per le sue interpretazioni ne Il Fondamentalista riluttante della regista Mira Nair e Hotel Salvation di Mukti Bhawan. Tra i più prolifici interpreti indiani, con all’attivo oltre ottanta pellicole e due National Film Awards, il riconoscimento cinematografico più prestigioso in India, Hussain ha presentato al festival, insieme alla regista Nathalia Syam, la prima italiana del suo ultimo film Footprints on Water, uno spaccato sul mondo dell’immigrazione clandestina vincitore al New York Indian Film Festival come “Miglior opera prima”.

Adil Hussain ha iniziato la sua carriera come attore teatrale, per poi fare il suo ingresso nel mondo del cinema indiano. La sua dedizione e il suo talento lo hanno rapidamente portato sotto i riflettori, guadagnandosi ruoli chiave in film che spaziano dalla commedia al dramma. Il suo approccio naturale e la sua capacità di immergersi completamente nei personaggi gli hanno procurato consensi critici e l’ammirazione del pubblico. Hussain, attivo dal 1986 ha lavorato in ogni diverso genere del cinema locale e muovendosi tra le diverse lingue vive nel Paese. La fama dell’attore si è estesa oltre i confini nazionali quando ha fatto il suo debutto nel cinema internazionale. Ha brillato in film di produzione hollywoodiana, contribuendo a progetti che affrontano temi complessi e universali. La sua presenza sullo schermo è notevole per la profondità emotiva e la maestria tecnica che porta ad ogni ruolo. Lo troviamo in drammi sociali e politici e contemporaneamente in blockbuster come lo sci-fi ultra effettato 2.0, uno dei maggiori incassi della storia del cinema indiano.

Ci siamo confrontati personalmente soprattutto sulla sua carriera legata al genere d’azione che per quanto magari minoritaria e non particolarmente stimolante per l’attore ha comunque lasciato un segno su titoli di un certo rilievo; oltre al già citato 2.0, Hussain ha recitato in Commando 2: The Black Money Trail, sequel di Commando: A One Man Army, secondo capitolo della serie cinematografica sulle gesta del soldato abile nell’arte marziale locale, il Kalaripayattu, interpretato dall’attore e atleta Vidyut Jammwal e in un altro capitolo 2, Force 2, sequel del film omonimo del 2011.

Ci ha confermato la propria visione del cinema, l’importanza dell’arte nel contesto della società e ha sottolineato l’urgenza di rappresentazioni più diverse e inclusive nel cinema. Il suo impegno per sollevare questioni significative attraverso il suo lavoro dimostra che, per lui, l’arte è una forma di espressione che va oltre l’intrattenimento puro. Inoltre, la scelta di Hussain di abbracciare il cinema d’azione mostra comunque la sua apertura a nuove sfide e la sua volontà di esplorare territori cinematografici inesplorati. Questo atteggiamento gli ha permesso di contribuire in modo significativo alla diversificazione delle rappresentazioni nell’industria cinematografica, dimostrando che l’azione può essere associata a una profonda narrativa e complessità dei personaggi.

Hussain ci ha anche confermato la tendenza storica del cinema indiano a confrontarsi e spesso ispirarsi a quello del resto del mondo, nutrendo una sorta di “sindrome di inferiorità” e cercando continua ispirazione in grandi classici occidentali. Atteggiamento continuo che sta iniziando a diventare tema di riflessione comune tra i vari autori e registi anche se in parallelo si continua ancora troppo spesso ad adottare immaginari e idee esterne oltre al ricorso ciclico e ormai culturalmente vincolante a remake interni, tra produzioni in una lingua nazionale piuttosto che un’altra.

Se quello del remake nazionale sembra ormai vincolo produttivo imprescindibile in India, la dipendenza da immaginari “esterni”comincia a rivelarsi un limite fragile ora che il cinema indiano ha raggiunto una competitività produttiva macroscopica, tant’è che già alcuni autori cercano di sottolineare la propria personalità unica e “autoriale” nella messa in scena.

Queste sono solo una piccola parte delle riflessioni scambiate con l’attore. Ci ripromettiamo in futuro di approfondire e rivelare ai nostri lettori altre chicche elargiteci dal talentuoso Adil Hussain.

[intervista raccolta da Maria Laura Arganini e Niccolò Quadrini]