Rabid

Voto dell'autore: 3/5

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Erik Matti torna all’horror dopo Pa-Siyam e TikTik, e memore della grandeur della saga locale di Shake, Rattle & Roll dirige un film ad episodi. 

Caratteristica dell’opera è il suo contesto pandemico in cui si avverte esplicitamente la produzione avvenuta in piena pandemia da Covid-19, in maniera più o meno espressa.

Il primo episodio, Bad Luck is a B*tch, è quello più palese, in quanto si svolge in pieno lockdown, quando una mendicante (Jay Valencia Glorioso) penetra subdolamente nell’appartamento di una famiglia borghese e ne provoca la disgregazione. Sorta di via di mezzo tra il Teorema di Pasolini e il Drag Me to Hell di Sam Raimi è forse l’episodio meno esaltante seppur pregiato da una insistita violenza cinica.

Più breve il secondo episodio, in bianco e nero, Nothing Beats Meat, ambientato in un’unica location, una grotta, in cui un uomo tiene a fianco la sua compagna mutata in una sorta di zombie.

Nonostante si tratti in questo caso di una clinica privata, il terzo episodio, Sh*t Happens, è l’ennesima giostra degli orrori della traumatizzante sanità filippina, che tanti oggetti entusiasmanti ha regalato negli anni fino al recente Edward. In questo caso un’infermiera deve vedersela con l’apparizione di una paziente che la tortura a colpi di liquidi organici e pannoloni ricolmi di feci. Assolutamente disgustoso.

L’ultima storia, HM?, racconta la rivalsa di una influencer fallita che pubblica videoricette cercando di lanciare una sua attività di catering e che trova il successo solo quando utilizzerà un ingrediente segreto russo top secret, scovato nel web. Che però ha effetti collaterali inaspettati.

Rabid è un film “leggero”, anche se spesso mostra una certa libertà e cinismo negli argomenti affrontati con un discreto coraggio e forza. Mostra anche la continua maturazione del regista, che specie nell’ultimo episodio utilizza gli effetti digitali applicati a grafiche animate di origine informatica con gusto, creatività e competenza.

Ormai ha una propria personalità, e una certa mano che sicuramente potranno portare a del cinema sopra la media come già anticipato nel dignitosissimo On the Job, di cui in questo stesso anno è uscito un sequel, presentato al Festival di Venezia.