Rob-B-Hood

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Project BB, inizialmenteRob-B-Hood, era il nome del film che avrebbe dovuto vedere il ritorno su grande schermo del trio delle meraviglie del cinema di Hong Kong. Sembrava quasi certo: Jackie Chan, Sammo Hung e Yuen Biao sarebbero dovuti tornare insieme fianco a fianco in un unico film per la prima volta dopo la bellezza di diciotto anni (era il 1988 e il film era il fantastico Dragons Forever). Ma come tutti i più bei sogni, anche questo evento era in qualche modo destinato a dissolversi in una bolla di sapone: Sammo Hung se ne tirò fuori all’ultimo momento per via di traversie ancora non ben precisate e fu così che al cast si aggiunsero Louis Koo ma soprattutto il grandissimo Michael Hui, altra leggenda del cinema dell’ex-colonia da poco ritornato sugli schermi dopo una lunga assenza con film come Fantasia e Three of a Kind. Dopo aver affidato il progetto al solito Benny Chan – regista discontinuo autore di almeno un paio di pietre miliari, ma anche di un sacco di infime porcherie – e cambiato il titolo del film in Rob-B-Hood, il sempreverde Jackie Chan si appresta a regalarci un’altra divertente action comedy come da sua tradizione, senza dimenticare di autocelebrarsi un po’ e di dimostrare che nonostante l’età è ancora in piena forma.

Thong (Jackie Chan) è un perdigiorno con il vizio del gioco, Octopus (Louis Koo) è un inguaribile casanova. Insieme al loro padrone di casa Landlord (Michael Hui), un vero e proprio artista nell’aprire casseforti, formano un’eccezionale squadra di ladri. Quando ai tre viene proposto il rapimento del neonato figlio di un ricco uomo d’affari, questi non ci pensano due volte: un simile riscatto avrebbe permesso a tutti loro di sistemare i propri debiti e di vivere il resto delle loro vite nel lusso... Ma accudendo il bambino capiscono che dopotutto certi valori sono più importanti dei soldi e che il piccolo deve al più presto ritornare tra le braccia dei genitori. I tre cercheranno così di restituirlo a tutti i costi nonostante polizia e criminali stiano loro alle costole. Certo non si può dire che il soggetto brilli per originalità, poichè ci troviamo davanti all’ennesimo epigono di Tre Scapoli e un Bebè rigorosamente adattato ai canoni del cinema hongkonghese: la parte centrale, occupata quasi interamente da una serie di gag tra pannolini, “bisognini” e biberon riesce comunque a divertire nonostante non si veda pressoché nulla di nuovo, ed il ritmo si mantiene fortunatamente sempre sopra al livello di guardia garantendo risate in quantità (soprattutto grazie agli irresistibili duetti tra Jackie Chan e Louis Koo, a tratti davvero esilaranti). Purtroppo però le sorprese a livello di sceneggiatura sono praticamente nulle e la principale attrattiva del film risiede nelle scene d’azione e nelle prove attoriali dei protagonisti, tutti in formissima e capaci di dare una marcia in più al prodotto: Yuen Biao, ad esempio, nonostante una parte relativamente piccola (è il poliziotto che insegue i nostri eroi) riesce comunque a bucare lo schermo con la sua presenza e si concede addirittura in una breve serie di sequenze action, una delle quali insieme al vecchio amico e collega Jackie Chan. A Michael Hui spetta invece il ruolo più profondo e drammatico del film, quello di un anziano ladro segnato dalla prematura scomparsa di un figlio e dalla conseguente perdita della ragione della moglie. Ma anche tutti gli altri se la cavano egregiamente, da Louis Koo – uno degli attori più versatili della sua generazione, capace di interpretare ruoli seriosi al limite dell’inquietante come il Jimmy di Election 2 e di ritornare poi alla commedia risultando altrettanto credibile – alla bella mainlander Gao Yuanyuan, infermierina per la quale Jackie finirà per infatuarsi. C’è spazio per dei piccoli ruoli anche per la bella Cherrie Ying (è la madre del bambino), per la Twin Charlene Choi (ex-fiamma di Louis Koo/Octopus) e per due cameo d’eccezione ad opera di Daniel Wu e Nicholas Tse (che ricompaiono per prendersi un po’ in giro dopo il successo di New Police Story).

L’azione, come in tutti i film di Jackie, è presente in dosi abbondanti. Oltre ai già citati combattimenti con Yuen Biao, esaltanti e a loro modo storici seppur brevi e non propriamente incisivi, in Rob-B-Hood c’è spazio anche per un gran numero di acrobazie ed inseguimenti di ogni genere. In macchina o a piedi, sui tetti o sulle scale, il malcapitato bambino si ritroverà coinvolto in una serie di improbabili pericoli ed i nostri faranno di tutto per salvarlo dagli inseguitori, anche a costo di causare spettacolari incidenti o di ritrovarsi a saltare da una cabina all’altra nella ruota panoramica di un luna park. Una delle cose che più saltano all’occhio però sono i continui rimandi e le citazioni evidentemente dedicate ai fan di Jackie: durante tutto l’arco del film si rievocano echi dai suoi più grandi film e specialmente da Police Story, che viene citato a più riprese tra scale mobili, autobus seguiti in corsa, vetrine sfondate a bordo di motorette e così via. Benny Chan dirige il tutto con mano ferma, da grande professionista del blockbuster, dimostrando di trovarsi a suo agio sotto l’ala protettiva di Jackie Chan e riuscendo a confezionare un prodotto magari non memorabile, ma comunque divertente. Permane il rimpianto per quel che Rob-B-Hood avrebbe potuto – e sarebbe dovuto - essere, ma in attesa del prossimo film di Jackie (pare ormai quasi certo il suo ritorno dietro alla macchina da presa) questa action comedy riuscirà comunque a placare l’attesa dei fan più impazienti.