Special ID

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Special ID era atteso dai più -senza girarci troppo intorno- quasi esclusivamente per il nome dietro alla regia, Clarence Ford. Un ritorno di Ford ad un alto budget, a grandi attori marziali che nel frattempo si erano limati e raffinati. Il ritorno del regista che aveva accoltellato il cinema locale con titoli immortali del calibro di The Iceman Cometh, Naked Killer, Gun & Rose, Cheap Killers e The Black Panther Warriors, uomo dotato di un universo del tutto personale dove le coreografie action il più delle volte erano costruite dalla tecnica e dal montaggio e non dai coreografi e atleti, e fasciate da una fotografia coloratissima e riconoscibile. Poi c'erano i nomi di tre dei maggiori attori marziali contemporanei, il prezzemolino Donnie Yen (Ip Man), Collin Chou (The Four) e Andy On (Mad Detective). Ma in realtà Special ID doveva essere un altro oggetto, tra mille problemi in produzione il nome di Clarence Ford è subentrato solo successivamente così come alcuni attori una volta uscito di scena il talentuoso Vincent Zhao (The Blade). Quindi ne emerge un film a metà, con una storia inesistente, esile e priva di reale interesse e sequenze d'azione magistrali tra cui un duello marziale all'interno di auto in corsa coreografato dal veterano Bruce Law che tanti inseguimenti automobilistici del cinema di Hong Kong ha curato. Il risultato è un film che guarda spesso al passato, con rare ma folgoranti epifanie della mano del regista e straordinarie scene d'azione poggiate -ahimè- su un tessuto narrativo troppo esile. L'intrattenimento è comunque assicurato da quei duelli che ormai accompagnano la carriera di Donnie Yen più brutali del solito, di impatto, “verosimili”, figli di tante esperienze e influenze trasversali ai paesi e agli stili.