Tomio

Voto dell'autore: 3/5

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Nei decenni, l’immaginifico universo del maestro dell’horror a fumetti Junji Ito è stato -come d’abitudine- adattato più e più volte e sotto molteplici forme e abbiamo sempre seguito con un curioso interesse ogni opera prodotta.

A volte con esiti fortunati e sopra la media degli adattamenti -non solo giapponesi- di opere da un media all’altro; basti citare i primi live action di Tomie, i due Uzumaki e Long Dream di Higuchinsky, il film d’animazione di Gyo e il furibondo Marronnier. A volte con esiti più discutibili e cheap come con i film di The Hanging Balloons e Love Ghost.

Va quindi citato l’ennesimo adattamento, in questo caso Tomio, per più motivi.

Innanzi tutto si tratta della prima ed unica -ad oggi- regia “cinematografica” dell’autore che lascia il pennello per darsi al cinema live action.

Secondariamente per l’eccezionalità del progetto Kojuncha, che prende tre rinomati autori di manga e li cala nella regia di film tratti dalle proprie opere grafiche. Oltre a Ito, quindi, si affiancano Koga Shinichi, con un altro film sulla serie di Eko Eko Azarak, intitolato Eko Eko Azarak: The First Episode of Misa Kuroi e Ochazukenori con Horror Mansion: The Blind.

Il budget e il livello qualitativo si avvicina a quello dei film meno riusciti citati sopra e Ito sceglie un suo racconto (paradossalmente pubblicato anni dopo l’uscita del film) minore ma dotato di un non indifferente livello di tensione, contenuto nell’antologia Fragment of Horror, pubblicata in Italia da Edizioni Star Comics nel 2018.

Di questo nonostante tutto riesce a mantenere salda la frequenza ansiogena e paranoica nonostante una regia poco elegante e un ritmo non particolarmente esaltante.

Un ragazzo un giorno si muove per la città tenendosi la testa con le mani, testa che è stata recisa di netto e che ogni movimento improvviso potrebbe far cadere eliminando il combaciare di vene, ossa e muscoli.

Un’idea tanto bizzarra quanto efficace proveniente dal calderone apparentemente inesauribile del maestro.

Oggetto quindi per completisti, per fan curiosi dell’opera originaria cartacea o per chi volesse avvicinarsi all’immaginario del maestro, anche se le prove migliori in questo senso sono altrove come precedentemente suggerito.