Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash

Voto dell'autore: 4/5

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Che il sud est asiatico ogni anno ci regali alcuni film che sono tra le più interessanti visioni dell’anno è ormai un dato di fatto a cui siamo piacevolmente abituati. Prendiamo ad esempio nel 2022 questo Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash, indonesiano, che ha vinto il primo premio al settantaquattresimo Festival di Locarno (agosto 2021).

Alla regia “l’acclamato” Edwin (si, si firma solo così) autore di diversi titoli stravaganti che l’hanno portato anche al Festival di Berlino (nel 2012 con Postcards from the Zoo).

Il film è tratto dal romanzo omonimo di Eka Kurniawan (che qui collabora alla sceneggiatura), definito in precedenza come “the Quentin Tarantino of Indonesian literature” [1]

E il regista ammette di essersi ispirato ad un’attrice statunitense molto nota in Indonesia, Cynthia Rothrock (Yes, Madam, Codice Marziale, In Fuga con Papà…), per il personaggio di Iteung, interpretato dall’attrice e modella Ladya Cheryl che si abbandona ad una performance marziale a dir poco impressionante nel suo dinamismo e violenza fisica percettibile.

Uniamo i puntini e avremo una vaga idea di quello che ci troviamo davanti. Le influenze citate, frammiste ad altri numerosi ingredienti e alla libertà inusitata della cultura cinefila del paese in questione. E’ quindi, si, un omaggio al cinema d’azione locale degli anni ’80 e ai revenge movie, ma anche una riflessione sul machismo nella società e nel contesto dei gangster, una visione della cultura sotto il regime militare di Suharto negli anni ’80 e ’90, mescolata ad ogni tipologia di cultura popolare.

Ecco che quindi la commistione diventa di nuovo regola, nel passaggio continuo tra dramma e grottesco, azione e melodramma, con sequenze di estrema violenza che si alternano ad amarissimi confronti sentimentali. 

Ma non solo. Altro mistero dei misteri è trovare tra la crew, il nome della giapponese Akiko Ashizawa, magistrale direttore della fotografia, che ha firmato alcuni dei giochi di luce più innovativi del nuovo secolo nei film di Kiyoshi Kurosawa (Creepy, Journey to the Shore…). Non si lascia andare ad esperimenti arditi come nei film del maestro dello psycho-thriller giapponese ma la sua presenza è già segno di anomalie.

Ajo Kawir (Marthino Lio) è un giovane “gangster” dalle innate capacità marziali. Si incontra e si scontra con Iteung, una “piacevole” ragazza legata alla malavita. I due si massacrano di botte a vicenda per quindici minuti, poi si innamorano l’un l’altro e formano una coppia. Ma Ajo ha un segreto, è impotente. E nel contesto machista locale questa macchia è imperdonabile. Per Iteung non è un problema, l’amore supera i problemi ma poi si concede ad un altro gangster suo ex e resta incinta. Ajo la prende male. E malissimo la prende la progressione narrativa del film.

Violenza à gogo, sequenze agrodolci, cartelli stradali che si animano e parlano allo spettatore, perturbante a fiumi, scene pop e tutto quello che vorremmo e che ci viene alla fine concesso.

Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash, è piccolo cinema ma raro e prezioso, da salvaguardare e difendere se si crede ancora in un’arte libera e poco globalizzata.

 

[1] Hannigan, Tim, “Vengeance is Mine, All Others Pay Cash” by Eka Kurniawan, Asian Review of Books (14 September 2017)