Warriors of Future

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Strana storia quella di Warriors of Future affiancata da tanti casi. Annunciato come Virtus, rimandato, poi l’uscita di un teaser, la scomparsa per più di un lustro. Poi esce in sala e in breve diventa il maggiore incasso della storia per un film locale.

Certo, seppur gonfiato di capitali cinesi mainlander, evento ormai abituale nell’ex colonia. La cosa interessante è che nello stesso anno esce anche il secondo maggiore incasso della storia, subito dietro a Warriors of Future, ovvero Table for Six, film delizioso e ben scritto, ma lontanissimo dal contesto del titolo di cui stiamo parlando visto che si tratta di un melodramma sentimentale agrodolce. Il tutto a distanza di un anno dall’uscita di Anita che nel mentre è divenuto il quarto incasso di sempre.

Altra cosa da osservare come Warriors of Future sia l’unico film nella top 20 di sempre ad Hong Kong, dove il resto dei film (ad oggi, 2023) sono tutti statunitensi.

Un altro fattore da notare è come il film appartenga al genere della fantascienza; chi conosce il cinema cino-hongkonghese sa come si tratti di una chimera locale, il genere meno tentato e riuscito di entrambe le industrie.

Blockbuster robusto con un importante comparto effettistico, dovuto probabilmente al regista, esordiente, già abile tecnico di effettistica digitale, supera in resa visiva e qualitativa i recenti omologhi della Cina continentale, gli acclamati The Wandering Earth e Shanghai Fortress; ma mentre in quelli, con tutti i debiti espliciti, si intravedeva una nuova strada locale e specificatamente cinese, Warriors of Future è a tutti gli effetti un film americano ambientato ad Hong Kong. Con ingenuità, debolezze, a tratti sequenze riuscite come alcune in “first-person shooter” che rimandano in modo buffo ma sentito all’universo videoludico.

E’ probabilmente questo, come spesso accade, ad aver attratto il pubblico locale; il vedere luoghi noti, mutati da un clima post apocalittico e rasi al suolo da robot e piante mutanti, atteggiamento comune a tutte le cinematografie del mondo, nella storia (si pensi al successo dei catastrofici statunitensi o giapponesi).

Buffa la sinossi, riassunta in testa in pochi minuti come nel prologo di un classico wuxia: nel futuro, dopo guerre devastanti che hanno rimodellato il mondo, c’è finalmente la pace, ma l’inquinamento ha raggiunto tassi catastrofici. Un imprenditore realizza delle cupole mastodontiche che coprono le città garantendo un clima “sopportabile”. Ma dallo spazio cade una meteora che genera una pianta mutante gigantesca capace di ripulire l’aria ma che a contatto con la pioggia ingigantisce la sua stazza in forma di kaiju distruggendo porzioni di città. Non bastasse, dalla pianta emergono creature mostruose e aggressive. Uno scienziato trova una soluzione per ibernare parte della pianta rendendola al contempo stabile e permettendo così la riabilitazione del clima. Ma la missione partita per permettere questo risultato dovrà vedersela con dei traditori e un gruppo di agguerriti robot armati di tutto punto.

Film girato in famiglia con quattro attori di rilievo e una manciata di comparse, scelta che ha probabilmente arginato il budget che durante gli anni di produzione ha continuato a salire. Produce infatti Louis Koo (Throw Down) con la sua casa di produzione accollandosi un rischio, fortunatamente sventato, e che si circonda di amici storici come Lau Ching-Wan (A Hero Never Dies),  Nick Cheung (Exiled), Carina Lau (Detective Dee) e Philip Keung (Shock Wave).

Con tutti i suoi limiti, Warriors of Future segna un nuovo traguardo per la fantascienza cinese, un punto di arrivo di certa effettistica locale e un film di intrattenimento dato in mano ad un pugno di bravi attori alle prese con alcune ottime sequenze d’azione sopra la media attuale. Il punto maggiore di interesse è se e dove tutto questo porterà nell’immediato futuro.